mercoledì 17 novembre 2010



Mc 14

[66]Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote [67]e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». [68]Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. [69]E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». [70]Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». [71]Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». [72]Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto.


Pietro ci da l’occasione di pensare come, anche se non con il tradimento, a livello psicologico anche a noi capiti di avere paura di portare fino in fondo il rapporto con chi ci vuole bene. Per paura ci tratteniamo dal produrre parole e gesti che possano in qualche modo metterci in un rapporto più profondo e qualche volta intraprendiamo la via del rinnegamento. Questa purtroppo è la nostra realtà umana che Gesù conosce bene perché egli è stato inviato sulla terra proprio a seguito dei molteplici e continui tradimenti del suo popolo. Gesù allora per aiutare il suo discepolo Pietro, e di conseguenza tutti noi uomini, a superare le conseguenze psicologiche e spirituali di questa sua caduta trova il modo di venirgli incontro. E avvertendolo di ciò che gli succederà («Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte») gli prepara un ponte che al momento opportuno potrà farlo uscire dall’abisso della sua colpa. Quando Pietro sente il gallo cantare capisce che quelle parole di Gesù avevano lo scopo non solo di predirgli ciò che sarebbe successo ma quello di preparargli la strada (il ponte) per il ritorno. E’ questa attenzione del Maestro che lo tocca nel profondo del cuore e che disarma anche quel male che lui stesso si sarebbe inferto quando a mente più lucida si sarebbe reso conto di aver tradito un amico ed un maestro e che Maestro! Anche nelle nostre relazioni con chi ci ha fatto del male dobbiamo, quando è possibile, offrire qualcosa che aiuti l’altro a ritornare. Se Gesù è il nostro Maestro vuol dire che con il suo aiuto è possibile immaginare un modo in cui chi ci ha fatto del male trovi nella parte che ritiene avversa non odio ma un invito, ed addirittura la costruzione di un ponte, che faciliti il suo ritorno.

mercoledì 20 ottobre 2010



Riflessioni della Comunità del Montetabor nel ritiro di Luglio del 2010 all'insegna del 'ricominciamo daccapo' a rileggere i fondamenti della nostra fede.



Esodo - Capitolo 7


3. LE PIAGHE D'EGITTO. LA PASQUA


Il bastone cambiato in serpente


1Il Signore disse a Mosè: «Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio per il faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta. 2Tu gli dirai quanto io ti ordinerò: Aronne, tuo fratello, parlerà al faraone perché lasci partire gli Israeliti dal suo paese. 3Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nel paese d'Egitto. 4Il faraone non vi ascolterà e io porrò la mano contro l'Egitto e farò così uscire dal paese d'Egitto le mie schiere, il mio popolo degli Israeliti, con l'intervento di grandi castighi. 5Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando stenderò la mano contro l'Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!».




“Il Faraone guidava lo stato con pieni ed assoluti poteri, oltre ad incarnare la massima autorità religiosa, interpretando la volontà degli dei stessi. Egli era spesso considerato un dio o un figlio degli dei, tanto che alla sua morte l’incolumità del paese era minacciata sino all’elezione di un nuovo sovrano.Il Faraone inoltre godeva di tutti gli onori che spettavano agli dei, come la costruzione delle grandi opere funerarie. Nella lingua egizia il termine Faraone significava Grande Dimora ed il popolo pronunciava il suo nome con un certo timore. La religione nella civiltà egizia fungeva dunque da collante sociale, in grado di unificare le varie città dello stato attorno alla figura del sovrano, il Signore delle Due Terre. La sua figura era caratterizzata da alcuni attributi che rivelavano il suo alto rango: la barba, a triangolo, a rettangolo o riccia, era spesso artificiale e legata con un cordoncino dietro alle orecchie in occasione delle apparizioni pubbliche; la mazza, detta hekka, era il bastone da pastore che simboleggiava la guida del gregge; la frusta, detta nekhekh, serviva per infliggere le punizioni ai nemici.La sua corona era doppia, era infatti costituita dalla mitria bianca, simbolo dell’Alto Egitto, sovrapposta alla corona rossa del Basso Egitto. Sulla fronte invece portava l’ureo, il cobra femmina in posizione di attacco.” (http://www.bassmart.it/arte/egi_societa.asp)



E’ interessante vedere come il Signore non metta davanti al Faraone-divinità un uomo senza poteri ma gli dà i suoi. La posta in gioco è alta e quindi come dice il testo il Signore pone Mosè a fare le sue veci. Per cui durante tutto il tempo delle piaghe assisteremo alla presenza di una divinità imbelle, quella del Faraone, che non è assolutamente capace d’essere all’altezza della fama di cui si era circondato.




La prima questione che si pone è questa: “Come mai Dio dice che indurirà il cuore del Faraone?”. Di primo acchito sembra che questa sia un’azione contraddittoria dal momento che invece egli vuole che il popolo vada via dall’Egitto. La mente ha fretta di capire ma essa se vuole essere saggia deve accettare di non capire ed aspettare di venire illuminata dal Signore perché se egli agisce così è perché come umanamente diremmo noi Egli ‘conosce i suoi polli’ e cioè noi sue creature.



6Mosè e Aronne eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato; operarono esattamente così. 7Mosè aveva ottant'anni e Aronne ottantatrè, quando parlarono al faraone. 8Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: 9«Quando il faraone vi chiederà: Fate un prodigio a vostro sostegno! tu dirai ad Aronne: Prendi il bastone e gettalo davanti al faraone e diventerà un serpente!». 10Mosè e Aronne vennero dunque dal faraone ed eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato: Aronne gettò il bastone davanti al faraone e davanti ai suoi servi ed esso divenne un serpente. 11Allora il faraone convocò i sapienti e gli incantatori, e anche i maghi dell'Egitto, con le loro magie, operarono la stessa cosa. 12Gettarono ciascuno il suo bastone e i bastoni divennero serpenti. Ma il bastone di Aronne inghiottì i loro bastoni. 13Però il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.



“Il bastone è segno dell’ordine ed il serpente è il simbolo del caos…….Il simbolico, dunque, rappresenta un ritorno dell’ordine (il bastone) nel caos ( serpente); ma dove comanda Aronne, vince l’ordine di Dio.” (Claudio Doglio)


http://www.symbolon.net/Antico%20Testamento/Pentateuco/Esodo/04-le_piaghe_d_Egitto.pdf




Il serpente, o meglio mostro, aveva vinto la prima battaglia contribuendo a togliere i progenitori dal mondo buono e bello che il Signore aveva loro preparato ma ora Dio in risposta lo riporta alla sua realtà creaturale sottraendolo da una sua falsa identificazione con il male. Il bastone gettato da Aronne si trasforma nel serpente buono che sbugiarda e distrugge le sue false controfigure (i serpenti dei maghi).



· Tutte le creature del Signore sono buone nel senso che anche se limitate e potenzialmente pericolose sono state create per accompagnare l’uomo nella sua avventura terrena e niente può identificarli con il male. E se questa forzatura viene fatta dalle potenze occulte c’è sempre il bastone di Dio che potrà sconfiggerli.


· Le menzogne dei maghi, delle predizioni che promettono solo sciagure senza redenzione faranno la stessa fine.






Ci si può chiedere come mai il Signore inizia il movimento verso la liberazione del suo popolo dalle mani del Faraone attraverso un miracolo all’apparenza così banale. La risposta non deve venirci guardando Dio ma guardando il contesto di riferimento e cioè quello del Faraone. Il Signore si mette al livello del suo interlocutore e di come egli percepisce i rapporti di forza. Sappiamo che il potere pur di mantenersi non disdegna di quello occulto. Il Signore quindi con la sua meravigliosa strategia vuole snidare a poco a poco queste potenze per renderle ridicole ed inefficaci di fronte agli occhi dello stesso del Faraone e di tutto il popolo egiziano. Insomma qui si sta giocando non una partita qualsiasi ma quella che contrappone il Signore alle potenze di queste mondo in modo che esse si vedano costrette a venire fuori per essere viste per quello che sono e cioè prive di potere di vita e bugiarde non solo agli occhi del Faraone ma di tutto l’Egitto. Notiamo anche come Dio non mostri subito tutta la sua potenza ma accetti di giocare la partita con il Faraone senza terrorizzarlo ma lasciandolo in tutta la sua capacità di giudicare liberamente.



· Per quanto riguarda la nostra vita anche qui il Signore inizia una lotta contro le nostre idee sbagliate su ciò che conta veramente. Lo scontro, soprattutto se si è radicati in false ideologie avviene nel tempo e mira a liberarci dai falsi idoli. Dio quindi non lascia l’uomo a se stesso ma anche se lo combatte trova il modo di affrontarlo sul suo stesso terreno fino a quando l’uomo, suo amato, liberatosi dal retaggio del credere in suo essere in un certo modo, non eserciti la sua libera volontà per essere quello che vuole essere. La speranza di Dio è quella di essere scelto come la fonte di ogni vero bene.


· Molte volte nel passato i nostri piani personali sono stati mandati a monte molte volte dal Signore ma noi ci illudiamo sempre di poter ancora giocare nel futuro una partita vincente contando sempre e solo sulle nostre forze,.


1a piaga: l'acqua cambiata in sangue


14Poi il Signore disse a Mosè: «Il cuore del faraone è irremovibile: si è rifiutato di lasciar partire il popolo.




Qui il Signore attribuisce al Faraone la responsabilità della decisione di non lasciar partire il popolo e quindi cominciamo a pensare che forse questa ostinazione non sia legata solo alla volontà del Signore.





15Và dal faraone al mattino quando uscirà verso le acque. Tu starai davanti a lui sulla riva del Nilo, tenendo in mano il bastone che si è cambiato in serpente. 16Gli riferirai: Il Signore, il Dio degli Ebrei, mi ha inviato a dirti: Lascia partire il mio popolo, perché possa servirmi nel deserto; ma tu finora non hai obbedito. 17Dice il Signore: Da questo fatto saprai che io sono il Signore; ecco, con il bastone che ho in mano io batto un colpo sulle acque che sono nel Nilo: esse si muteranno in sangue. 18I pesci che sono nel Nilo moriranno e il Nilo ne diventerà fetido, così che gli Egiziani non potranno più bere le acque del Nilo!».




Mosè parla al Faraone come si parla ad un bambino cocciuto e per lui deve essere stato degradante sentirsi trattato come nessuno avrebbe mai osato fare. Questo primo prodigio non dobbiamo vederlo come un gioco di prestigio perché ha il profondo significato di mettere il Faraone, gli egiziani e tutti noi di fronte al sangue come segno dell’amara situazione umana quando è lontana da Dio. Anche qui nella nostra vita di ogni giorno siamo continuamente messi di fronte al sangue delle persone uccise dalle guerre e dalla nostra cattiveria. Questa meditazione sul sangue dobbiamo farla tutti partendo dal sangue di Abele e di tutti coloro a cui fu tolta ingiustamente la vita fino a quello liberamente versato da Gesù per la nostra salvezza.



19Il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Prendi il tuo bastone e stendi la mano sulle acque degli Egiziani, sui loro fiumi, canali, stagni, e su tutte le loro raccolte di acqua; diventino sangue, e ci sia sangue in tutto il paese d'Egitto, perfino nei recipienti di legno e di pietra!». 20Mosè e Aronne eseguirono quanto aveva ordinato il Signore: Aronne alzò il bastone e percosse le acque che erano nel Nilo sotto gli occhi del faraone e dei suoi servi. Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue. 21I pesci che erano nel Nilo morirono e il Nilo ne divenne fetido, così che gli Egiziani non poterono più berne le acque. Vi fu sangue in tutto il paese d'Egitto. 22Ma i maghi dell'Egitto, con le loro magie, operarono la stessa cosa. Il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore. 23Il faraone voltò le spalle e rientrò nella sua casa e non tenne conto neppure di questo fatto.



Questa piaga riguarda le acque del Nilo e non tutte le acque. Dio non vuole stravincere ed imporsi come l’unica soluzione per gli uomini ecco perché la trasformazione in sangue non ha toccato le acque che si trovavano nel sottosuolo. Solo il Faraone si presenta come potere assoluto che non ammette repliche al suo potere. Il Signore si presenta come una nuova possibilità ma per il Faraone abituato ad ascoltare solo se stesso ed i suoi interessi non si dà altra possibilità che voltargli le spalle. Egli non sembra impressionato da questi prodigi e ciò vuol dire che confida ancora nei suoi maghi. Se un mago infatti può trasformare anch’egli gli elementi naturali allora l’unica cosa da fare è cercare dei maghi che abbiano più potere. Con questa ‘piaga’ appare la morte con il suo strascico nero di putridume quasi un preannuncio di qualcosa di più grave.



· Vi sono situazioni umane in cui l’addensarsi di catastrofi in una vita sventurata dovrebbe attirare l’attenzione verso le cause che la provocano. Il loro moltiplicarsi vuole essere un forte campanello d’allarme perché qualcosa venga cambiato per far entrare in una vita la luce che rischiara ed il sole che scalda.


· Ad esempio l’eruzione del vulcano irlandese ha interrotto per qualche giorno la forza della potenza tecnologica dell’occidente. Certo potrebbe essere solo una catastrofe e basta ma potrebbe essere anche un segnale perché l’umanità si ponga qualche problema circa il modo come tratta la natura. E la stessa cosa vale per la marea di petrolio che zampilla nel Golfo del Messico.



24Tutti gli Egiziani scavarono allora nei dintorni del Nilo per attingervi acqua da bere, perché non potevano bere le acque del Nilo. 25Sette giorni trascorsero dopo che il Signore aveva colpito il Nilo.



Qui sembra che gli egiziani si siano fatti furbi ed abbiano trovato il modo di aggirare la punizione del Signore ed invece dobbiamo cominciare a leggere qui come il Signore attraverso questa via permetta una via di fuga che ci dice come egli non voglia la morte del peccatore ma che egli si converta e viva. Comincia ad apparire qui la misericordia del Signore che è sempre presente nelle vicende umane.



2a piaga: le rane



26Poi il Signore disse a Mosè: «Và a riferire al faraone: Dice il Signore: Lascia andare il mio popolo perché mi possa servire! 27Se tu rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io colpirò tutto il tuo territorio con le rane: 28il Nilo comincerà a pullulare di rane; esse usciranno, ti entreranno in casa, nella camera dove dormi e sul tuo letto, nella casa dei tuoi ministri e tra il tuo popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie. 29Contro di te e contro tutti i tuoi ministri usciranno le rane».




Il Signore non arriva mai a tradimento e dichiara le sue intenzioni. C’è tutto il tempo per avviare il cambiamento.



· Può succedere che ci capiti tra capo e collo qualcosa d’inaspettato che cambi d’un colpo la nostra vita ed ultimamente a motivo di alcune catastrofi naturali occorse ad intere popolazioni abbiamo visto quanto questo sia vero, ma nell’ambito della sfera personale succede spesso che alcune cose brutte che ci capitano sono da attribuire ad una filiera di decisioni negative che hanno preparato l’evento che non ci piace. Ecco perché è importante la vigilanza e l’esaminarsi per vedere se per caso si è rimasti incastrati in qualcosa di poco trasparente e malsano.


· Le rane escono come se fossero soldati pronti per andare in guerra perché queste sono le milizie del Signore.


Esodo - Capitolo 8


1Il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Stendi la mano con il tuo bastone sui fiumi, sui canali e sugli stagni e fà uscire le rane sul paese d'Egitto!». 2Aronne stese la mano sulle acque d'Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d'Egitto. 3Ma i maghi, con le loro magie, operarono la stessa cosa e fecero uscire le rane sul paese d'Egitto. 4Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: «Pregate il Signore, perché allontani le rane da me e dal mio popolo; io lascerò andare il popolo, perché possa sacrificare al Signore!». 5Mosè disse al faraone: «Fammi l'onore di comandarmi per quando io devo pregare in favore tuo e dei tuoi ministri e del tuo popolo, per liberare dalle rane te e le tue case, in modo che ne rimangano soltanto nel Nilo». 6Rispose: «Per domani». Riprese: «Secondo la tua parola! Perché tu sappia che non esiste nessuno pari al Signore, nostro Dio, 7le rane si ritireranno da te e dalle tue case, dai tuoi servitori e dal tuo popolo: ne rimarranno soltanto nel Nilo». 8Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandate contro il faraone. 9Il Signore operò secondo la parola di Mosè e le rane morirono nelle case, nei cortili e nei campi. 10Le raccolsero in tanti mucchi e il paese ne fu ammorbato. 11Ma il faraone vide ch'era intervenuto il sollievo, si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.


Qui qualcosa cambia perché Faraone non volta più le spalle e sembra strano che i maghi invece di far sparire le rane non facciano altro che moltiplicarle a danno del popolo. Egli teme ora che la situazione gli stia per sfuggire dalle mani mentre si accorge che il livello dello scontro si sta alzando e che non basta più che i maghi facciano le stesse cose fatte da Mosè ed Aronne.


Ottenuto però il sollievo Faraone capisce che questo modo di procedere da parte del Signore alla fine non si mostra tramite terrori da cui non sia possibile sottrarsi e che di fatto vi è un margine aperto alla contrattazione. Ed infatti avrà pensato se il Signore fosse così potente perché si attarda a creare situazioni in cui la decisione di lui Faraone gioca un ruolo così importante? Se davvero fosse più forte perché non gli toglie subito il potere senza bisogno di inscenare il teatrino di Mosè ed Aronne?


Notiamo ancora che qui il Faraone fa un passo diverso da prima e cioè invita Mosè ed Aronne a pregare il Signore per ottenerne il favore della liberazione dalle rane. I maghi ormai cominciano a perdere potere anche se li troveremo ancora a fianco del Faraone.


· A proposito di maghi e delle vie perverse che essi rappresentano possiamo interrogarci sulle motivazioni che ci portano ad agire o a seguire ogni sorta di maestri. Cosa ci muove? La voglia di servire il nostro prossimo o quello di accrescere il nostro potere personale?


· Il sollievo tra una prova e l’altra ci viene concesso come un tempo per dare al nostro spirito la capacità di discernere cosa c’è veramente in gioco.“Anche questa piaga è posta sul fenomeno dell’inondazione annuale del Nilo: quando il fiume si ritira dopo la grande piena, negli acquitrini simoltiplicano rospi e rane. Le rane sono classificate tra gli animali impuri (Lev. 11,10) e nel libro dell’Apocalisse appaiono tra i sette flagelli (16,13). In Egitto, invece, erano il simbolo dell’abbondanza e della fecondità. La dea Hakat era rappresentata con la forma di donna e la testa di rana.”


(http://www.corsobiblico.it/esodo4.htm#_Toc73412600)



3a piaga: le zanzare


12Quindi il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere della terra: essa si muterà in zanzare in tutto il paese d'Egitto». 13Così fecero: Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere della terra e infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del paese si era mutata in zanzare in tutto l'Egitto. 14I maghi fecero la stessa cosa con le loro magie, per produrre zanzare, ma non riuscirono e le zanzare infierivano sugli uomini e sulle bestie. 15Allora i maghi dissero al faraone: «E' il dito di Dio!». Ma il cuore del faraone si ostinò e non diede ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.



I maghi qui devono confessare di trovarsi di fronte ad una forza maggiore e non possono suggerire al Faraone di ricorrere ad un mago più potente perché non ne conoscono. Per aver salva la pelle devono confessare la loro disfatta ma non per mano di un loro pari. Capiscono cioè, obtorto collo, che Mosè ed Aronne sono degli inviati a servizio di Dio.



“Un intento profondo del nostro narratore è quello di presentare una parodia del Faraone. Questi è presentato come la scimmia di Dio; imita! Dio dà un comando ed il faraone contrappone il suo comando e tutte le volte perde, è sempre sconfitto; è il prepotente che finisce sempre per piagnucolare.”. (Doglio)


4a piaga: i mosconi


16Poi il Signore disse a Mosè: «Alzati di buon mattino e presentati al faraone quando andrà alle acque; gli riferirai: Dice il Signore: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 17Se tu non lasci partire il mio popolo, ecco manderò su di te, sui tuoi ministri, sul tuo popolo e sulle tue case i mosconi: le case degli Egiziani saranno piene di mosconi e anche il suolo sul quale essi si trovano. 18Ma in quel giorno io eccettuerò il paese di Gosen, dove dimora il mio popolo, in modo che là non vi siano mosconi, perché tu sappia che io, il Signore, sono in mezzo al paese! 19Così farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo segno». 20Così fece il Signore: una massa imponente di mosconi entrò nella casa del faraone, nella casa dei suoi ministri e in tutto il paese d'Egitto; la regione era devastata a causa dei mosconi. 21Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: «Andate a sacrificare al vostro Dio nel paese!». 22Ma rispose Mosè: «Non è opportuno far così perché quello che noi sacrifichiamo al Signore, nostro Dio, è abominio per gli Egiziani. Se noi facciamo un sacrificio abominevole agli Egiziani sotto i loro occhi, forse non ci lapideranno? 23Andremo nel deserto, a tre giorni di cammino, e sacrificheremo al Signore, nostro Dio, secondo quanto egli ci ordinerà!». 24Allora il faraone replicò: «Vi lascerò partire e potrete sacrificare al Signore nel deserto. Ma non andate troppo lontano e pregate per me». 25Rispose Mosè: «Ecco, uscirò dalla tua presenza e pregherò il Signore; domani i mosconi si ritireranno dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo. Però il faraone cessi di burlarsi di noi, non lasciando partire il popolo, perché possa sacrificare al Signore!». 26Mosè si allontanò dal faraone e pregò il Signore. 27Il Signore agì secondo la parola di Mosè e allontanò i mosconi dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo: non ne restò neppure uno. 28Ma il faraone si ostinò anche questa volta e non lasciò partire il popolo.




Se il Faraone è ostinato nel non concedere il visto per la partenza del popolo anche il Signore lo è nel perseguire il suo scopo. Egli ha deciso che il popolo lo serva lontano dall’Egitto e questo suo volere viene ogni volta ripetuto. Questa sua determinazione è da intendere come un atto fondativo del rapporto con il popolo ebarico quasi una dichiarazione di alleanza unilaterale in attesa che si perfezioni quella ufficiale sul Sinai. Egli dichiara il suo intento al Faraone ma perché intenda il popolo d’Israele. In tutti questi eventi il popolo, anche se non appare sullo scenario degli attori, è solo il beneficiario consenziente delle azioni portate avanti dal Signore. Intanto il Signore, lasciando libere dai mosconi le terre di Gosen abitate dal suo popolo, comincia a separarlo dal popolo egiziano. Questa separazione è importante in quanto introduce nell’umanità di tutti tempi una militanza ed un appartenenza diversa da quella che si dà ai poteri di questo mondo. Gesù che afferma d’essere venuto a portarci il regno di Dio ed addirittura che è in mezzo a noi è il perfezionatore di questa separazione.




Anche in questo caso il Signore per portare avanti la sua battaglia non ha bisogno di eserciti e ricorre alle sue umili creature, i mosconi, ed è significativo che per abbattere il grande e forte Faraone egli si serva di piccoli esseri che mettono in ridicolo la sua prosopopea. La situazione comincia ad essere comica e se ne accorge Mosè come del resto noi lettori. Anche questa volta il Faraone oppone un rifiuto e noi ci facciamo la convinzione che il Faraone spera prima o poi di guadagnarci qualcosa.



Esodo - Capitolo 9


5a piaga: mortalità del bestiame


1Allora il Signore si rivolse a Mosè: «Và a riferire al faraone: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 2Se tu rifiuti di lasciarlo partire e lo trattieni ancora, 3ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame che è nella campagna, sopra i cavalli, gli asini, i cammelli, sopra gli armenti e le greggi, con una peste assai grave! 4Ma il Signore farà distinzione tra il bestiame di Israele e quello degli Egiziani, così che niente muoia di quanto appartiene agli Israeliti». 5Il Signore fissò la data, dicendo: «Domani il Signore compirà questa cosa nel paese!». 6Appunto il giorno dopo, il Signore compì questa cosa: morì tutto il bestiame degli Egiziani, ma del bestiame degli Israeliti non morì neppure un capo. 7Il faraone mandò a vedere ed ecco neppur un capo era morto del bestiame d'Israele. Ma il cuore del faraone rimase ostinato e non lasciò partire il popolo.



Mentre il Signore è sempre trasparente in tutte le azioni che fa il Faraone non riesce a mettere in campo che una ostinazione oscura. Dopo questa piaga dobbiamo ancora chiederci che parte sta avendo il Signore in questo indurimento e cominciamo a sospettare che ne abbi tanta. Ora non si tratta più di zanzare, mosconi e così via perché qui comincia morire il bestiame cosa che tocca pesantemente la vita degli egiziani.



· Dio comincia a distinguere tra i suoi e quelli che non sono suoi ed è bene che sia così perché Dio non ama la confusione. E questo possiamo affermarlo perché fin dall’inizio Dio ha cominciato a mettere ordine nella creazione e l’ha fatto appunto separando.Qui egli opera come se stesse operando una nuova creazione.


· Quando Dio tocca la nostra vita lo fa per renderci possibile una nuova vita ma per farlo deve toglierci dalla confusione solo così potremo beneficiare della sua luce, della sua bellezza e della bontà.



6a piaga: le ulcere


8Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Procuratevi una manciata di fuliggine di fornace: Mosè la getterà in aria sotto gli occhi del faraone. 9Essa diventerà un pulviscolo diffuso su tutto il paese d'Egitto e produrrà, sugli uomini e sulle bestie, un'ulcera con pustole, in tutto il paese d'Egitto». 10Presero dunque fuliggine di fornace, si posero alla presenza del faraone, Mosè la gettò in aria ed essa produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie. 11I maghi non poterono stare alla presenza di Mosè a causa delle ulcere che li avevano colpiti come tutti gli Egiziani. 12Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non diede loro ascolto, come il Signore aveva predetto a Mosè.




I maghi finalmente lasciano definitivamente la scena sconfitti dal vero Dio che avanza. Il Farone rimane solo.E Dio qui interviene rendendo duro il cuore di Faraone. Ma ci chiediamo se c’era proprio bisogno di renderlo duro visto che lo era già? Questa mossa deve avere un significato tattico che per adesso ci rimane oscura.




7a piaga: la grandine


13Poi il Signore disse a Mosè: «Alzati di buon mattino, presentati al faraone e annunziagli: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 14Perché questa volta io mando tutti i miei flagelli contro di te, contro i tuoi ministri e contro il tuo popolo, perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra. 15Se fin da principio io avessi steso la mano per colpire te e il tuo popolo con la peste, tu saresti ormai cancellato dalla terra; 16invece ti ho lasciato vivere, per dimostrarti la mia potenza e per manifestare il mio nome in tutta la terra. 17Ancora ti opponi al mio popolo e non lo lasci partire! 18Ecco, io faccio cadere domani a questa stessa ora una grandine violentissima come non c'era mai stata in Egitto dal giorno della sua fondazione fino ad oggi. 19Manda dunque fin d'ora a mettere al riparo il tuo bestiame e quanto hai in campagna. Su tutti gli uomini e su tutti gli animali che si trovano in campagna e che non saranno ricondotti in casa, scenderà la grandine ed essi moriranno». 20Chi tra i ministri del faraone temeva il Signore fece ricoverare nella casa i suoi schiavi e il suo bestiame; 21chi invece non diede retta alla parola del Signore lasciò schiavi e bestiame in campagna. 22Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano verso il cielo: vi sia grandine in tutto il paese di Egitto, sugli uomini, sulle bestie e su tutte le erbe dei campi nel paese di Egitto!». 23Mosè stese il bastone verso il cielo e il Signore mandò tuoni e grandine; un fuoco guizzò sul paese e il Signore fece piovere grandine su tutto il paese d'Egitto. 24Ci furono grandine e folgori in mezzo alla grandine: grandinata così violenta non vi era mai stata in tutto il paese d'Egitto, dal tempo in cui era diventato nazione! 25La grandine colpì, in tutto il paese d'Egitto, quanto era nella campagna: uomini e bestie; la grandine colpì anche tutta l'erba della campagna e schiantò tutti gli alberi della campagna. 26Soltanto nel paese di Gosen, dove stavano gli Israeliti, non vi fu grandine. 27Allora il faraone mandò a chiamare Mosè e Aronne e disse loro: «Questa volta ho peccato: il Signore ha ragione; io e il mio popolo siamo colpevoli. 28Pregate il Signore: basta con i tuoni e la grandine! Vi lascerò partire e non resterete qui più oltre». 29Mosè gli rispose: «Quando sarò uscito dalla città, stenderò le mani verso il Signore: i tuoni cesseranno e non vi sarà più grandine, perché tu sappia che la terra è del Signore. 30Ma quanto a te e ai tuoi ministri, io so che ancora non temerete il Signore Dio». 31Ora il lino e l'orzo erano stati colpiti, perché l'orzo era in spiga e il lino in fiore; 32ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi. 33Mosè si allontanò dal faraone e dalla città; stese allora le mani verso il Signore: i tuoni e la grandine cessarono e la pioggia non si rovesciò più sulla terra. 34Il faraone vide che la pioggia era cessata, come anche la grandine e i tuoni, e allora continuò a peccare e si ostinò, insieme con i suoi ministri. 35Il cuore del faraone si ostinò ed egli non lasciò partire gli Israeliti, come aveva predetto il Signore per mezzo di Mosè.




Il Signore quando parla a Faraone non si rivolge solo al rappresentante del potere per quella porzione di terra che è l’Egitto ma è come se avesse presenti tutti i possibili interlocutori umani dotati di potere. La partita che si sta giocando è quella tra il potere del Signore e quello di un potere umano degradato che è causa di violenza e di ingiustizia tra gli uomini di tutta la terra. Le parole franche del Signore mirano anche a fare chiarezza nella mente del faraone circa i limiti del suo stesso potere. Questi non ha alcun potere nei riguardi del Signore se non quello di fermare le sventure promettendogli di obbedire alle sue parole.



Il ridicolo e la commedia raggiungono il culmine quando il faraone ammette d’aver peccato dando ragione al Signore e infine chiedendo a Mosè addirittura di pregare per lui. Egli sa che il gioco si sta facendo pericoloso e la sua reazione è in qualche modo comprensibile perché non era mai successo che una divinità si opponesse in modo così determinato ad un potere costituito. Presso quei popoli i rapporti tra le divinità ed i detentori del potere terreno erano così determinati: il re era l’espressione suprema del divino in terra e quindi tra loro non vi era conflitto. Qui ci troviamo invece in una situazione in cui la divinità del popolo sottomesso vuole dettare legge sul Faraone e sulle potenze spirituali del popolo più forte. La resistenza del faraone quindi è più dura perché si trova di fronte a qualcosa di completamente nuovo nel panorama della sua memoria e delle sue conoscenze. Tuttavia egli grazie alla strategia messa in atto dal Signore è aiutato a prendere coscienza che è sorto qualcosa che egli non riesce a dominare. La sua attitudine al dominio e a dire l’ultima parola rappresentano per lui un ostacolo insormontabile al cambiamento.



L’interlocutore del Signore non è solo il Faraone ma i popoli di tutta la terra perché conoscano il suo nome: “per manifestare il mio nome in tutta la terra”. Ecco perché il Signore moltiplica i suoi prodigi e li mette in campo così fantasiosi e nello stesso tempo narranti la sua potenza. Dio entra nella storia non in punta di piedi ma in modo epico perché di questo passaggio siano riempiti i secoli.


“19Manda dunque fin d'ora a mettere al riparo il tuo bestiame e quanto hai in campagna; …..32ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi.”



Ecco un altro esempio di come Dio non voglia punir ma fa di tutto per dare all’uomo ed ai suoi beni una via di fuga. Questi capitoli non dovrebbero essere letti come quelli delle piaghe ma come quelli della misericordia di Dio.


· Dovremmo ricordarci qui di tutte le volte che il Signore nella nostra vita ci ha lasciato le vie di fuga della sua misericordia.


Esodo - Capitolo 10


8a piaga: le cavallette


1Allora il Signore disse a Mosè: «Và dal faraone, perché io ho reso irremovibile il suo cuore e il cuore dei suoi ministri, per operare questi miei prodigi in mezzo a loro 2e perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato gli Egiziani e i segni che ho compiuti in mezzo a loro e così saprete che io sono il Signore!». 3Mosè e Aronne entrarono dal faraone e gli dissero: «Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Fino a quando rifiuterai di piegarti davanti a me? Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire. 4Se tu rifiuti di lasciar partire il mio popolo, ecco io manderò da domani le cavallette sul tuo territorio. 5Esse copriranno il paese, così da non potersi più vedere il suolo: divoreranno ciò che è rimasto, che vi è stato lasciato dalla grandine, e divoreranno ogni albero che germoglia nella vostra campagna. 6Riempiranno le tue case, le case di tutti i tuoi ministri e le case di tutti gli Egiziani, cosa che non videro i tuoi padri, né i padri dei tuoi padri, da quando furono su questo suolo fino ad oggi!». Poi voltarono le spalle e uscirono dalla presenza del faraone. 7I ministri del faraone gli dissero: «Fino a quando costui resterà tra noi come una trappola? Lascia partire questa gente perché serva il Signore suo Dio! Non sai ancora che l'Egitto va in rovina?».



Il Signore dichiara che renderà irremovibile Faraone ed ora capiamo in parte perché e cioè egli vuole che i prodigi che sta mettendo in atto contro gli egiziani siano ricordati dalle generazioni future perché tutti sappiano che egli non è un Signore, ma il Signore. E’ importante che Dio si faccia conoscere per quello che è dal momento che prima non si era mai fatto conoscere. E quindi come si sta presentando agli uomini? Anzitutto soccorrendo un popolo oppresso senza però essere ingiusto nei riguardi dell’oppressore e cioè non lo stermina, ma gli offre varie possibilità sapendo attendere il momento di un possibile e reale pentimento. Inoltre mette in campo la sua signoria sugli elementi della natura insegnando nello stesso tempo che con il nemico non è necessario fare subito la guerra potendo mettere in atto delle strategie per venirne fuori.



· Ci si potrebbe chiedere se anche nella vita di un uomo il Signore trovi il modo di dichiararsi così apertamente e sarebbe interessante raccogliere delle interviste in tal senso.



8Mosè e Aronne furono richiamati presso il faraone, che disse loro: «Andate, servite il Signore, vostro Dio! Ma chi sono quelli che devono partire?». 9Mosè disse: «Andremo con i nostri giovani e i nostri vecchi, con i figli e le figlie, con il nostro bestiame e le nostre greggi perché per noi è una festa del Signore». 10Rispose: «Il Signore sia con voi, come io intendo lasciar partire voi e i vostri bambini! Ma badate che voi avete di mira un progetto malvagio. 11Così non va! Partite voi uomini e servite il Signore, se davvero voi cercate questo!».



Ora cerchiamo di capire che cosa sta succedendo. Quali sono gli interessi in gioco? Tutto è iniziato perché gli egiziani si sono accorti che gli israeliti aumentavano di numero. La preoccupazione per la loro sicurezza divenne così forte da condannare gli tutti gli israeliti ai lavori forzati fino a concepire l’efferato disegno di mettere a morte tutti i nuovi nati del popolo ebraico. Da un certo punto di vista si potrebbe dire che il Signore proponendo agli egiziani di lasciare andare il popolo offre loro la soluzione che essi volevano. Ma essi volevano solo questo? E no perché essi volevano pure servirsi della forza lavoro degli israeliti. La presenza di questo doppio legame li fa oscillare ma alla fine prevale la consapevolezza che lasciarli andare via non avrebbe aiutato la loro economia. Ed ecco perché gli egiziani volevano far partire solo gli uomini perché senza il resto delle loro famiglie sarebbero sicuramente ritornati nella terra di Gosen dove abitavano.



· Oggi succede la stessa cosa con gli extracomunitari da una parte li si vuole mandare via ma dall’altra non lo si permette pena il crollo del nostro sistema.


· Queste forze contrastanti agiscono anche dentro di noi quando c’è una parte di noi che vuole liberarsi da pratiche degradanti mentre un’altra fa la parte del Faraone indurendo il cuore ed opponendosi a qualsiasi cambiamento.



Li allontanarono dal faraone. 12Allora il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul paese d'Egitto per mandare le cavallette: assalgano il paese d'Egitto e mangino ogni erba di quanto la grandine ha risparmiato!». 13Mosè stese il bastone sul paese di Egitto e il Signore diresse sul paese un vento d'oriente per tutto quel giorno e tutta la notte. Quando fu mattina, il vento di oriente aveva portato le cavallette. 14Le cavallette assalirono tutto il paese d'Egitto e vennero a posarsi in tutto il territorio d'Egitto. Fu una cosa molto grave: tante non ve n'erano mai state prima, né vi furono in seguito. 15Esse coprirono tutto il paese, così che il paese ne fu oscurato; divorarono ogni erba della terra e ogni frutto d'albero che la grandine aveva risparmiato: nulla di verde rimase sugli alberi e delle erbe dei campi in tutto il paese di Egitto. 16Il faraone allora convocò in fretta Mosè e Aronne e disse: «Ho peccato contro il Signore, vostro Dio, e contro di voi. 17Ma ora perdonate il mio peccato anche questa volta e pregate il Signore vostro Dio perché almeno allontani da me questa morte!». 18Egli si allontanò dal faraone e pregò il Signore. 19Il Signore cambiò la direzione del vento e lo fece soffiare dal mare con grande forza: esso portò via le cavallette e le abbattè nel Mare Rosso; neppure una cavalletta rimase in tutto il territorio di Egitto. 20Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti.





Ora il Faraone sembra diventato uno che ha imparato a pregare ma forse ha imparato come i nostri mafiosi che condiscono i loro delitti di santini, preghiere e letture bibliche





9a piaga: le tenebre


21Poi il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano verso il cielo: verranno tenebre sul paese di Egitto, tali che si potranno palpare!». 22Mosè stese la mano verso il cielo: vennero dense tenebre su tutto il paese d'Egitto, per tre giorni. 23Non si vedevano più l'un l'altro e per tre giorni nessuno si potè muovere dal suo posto. Ma per tutti gli Israeliti vi era luce là dove abitavano. 24Allora il faraone convocò Mosè e disse: «Partite, servite il Signore! Solo rimanga il vostro bestiame minuto e grosso! Anche i vostri bambini potranno partire con voi». 25Rispose Mosè: «Anche tu metterai a nostra disposizione sacrifici e olocausti e noi li offriremo al Signore nostro Dio. 26Anche il nostro bestiame partirà con noi: neppure un'unghia ne resterà qui. Perché da esso noi dobbiamo prelevare le vittime per servire il Signore, nostro Dio, e noi non sapremo come servire il Signore finché non saremo arrivati in quel luogo». 27Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non volle lasciarli partire. 28Gli rispose dunque il faraone: «Vattene da me! Guardati dal ricomparire davanti a me, perché quando tu rivedrai la mia faccia morirai». 29Mosè disse: «Hai parlato bene: non vedrò più la tua faccia!».



Ora cambia tutto. Entrano in scena le tenebre come supremi descrittori di ciò che sta succedendo. Il Faraone ha perso le staffe e minaccia di morte Mosè. Anche qui il Signore indurisce il suo cuore. Ora però dobbiamo cercare di capire il senso di questo indurimento: “Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri: 26 Và da questo popolo e dì loro: Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete; guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.27 Perché il cuore di questo popolo si è indurito:e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;hanno chiuso i loro occhi per non vedere con gli occhi non ascoltare con gli orecchi,non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,perché io li risani. “ (Col 28). Non ci si può mettere davanti al Signore fronteggiandolo o con l’atteggiamento di chi ascolta di mala voglia o con sufficienza.


· Quando noi pecchiamo ci gettiamo dietro il Signore e tutto il suo mondo di bene per essere i veri protagonisti della nostra vita senza alcun legame con il nostro contesto vitale anzi permettendo che su di esso cali la desolazione.

PER CONCLUDERE……LA RIFLESSIONE SU QUESTE NOVE PIAGHE

· Il Signore entra nella storia dichiarando le sue intenzioni.

· Entra però in una situazione di peccato in cui fa una scelta mettendosi dalla parte di un popolo, quello ebraico,oppresso.

· Tuttavia non lo sceglie a caso perché già a suo tempo aveva iniziato un rapporto di conoscenza con un antenato del popolo ebraico e cioè Abramo.

· Una prima conclusione è questa: Il Signore non inizia niente se non ha prima preparato il terreno in modo che il suo intervento sia in qualche modo desiderato ed iscrivibile in una storia.

· Il Signore aveva fatto delle promesse ad Abramo ed è per la fedeltà a queste promesse che si fa presente per portare avanti la sua relazione con il popolo ebraico ma di fatto con tutta l’umanità.

· La sua azione non è diretta ma tramite degli intermediari (Mosè ed Aronne) che rendono la sua presenza accessibile agli uomini.

· Egli trasferisce i suoi poteri a Mosè e questi può parlare da pari a pari con il Faraone.

· L’intervento progettato è grandioso e non finalizzato al solo Faraone, ma a tutto il popolo egiziano e a tutti i popoli.

· Un intervento che si inserisce nel sistema di potere politico e religioso del tempo.

· Entrando nella storia con grande potenza il Signore fa chiarezza nella mente di tutti su chi ha veramente potere sulla terra. I maghi che intervengono per contrapporsi al Signore sono per noi il segno evidente di quale battaglia si stia combattendo e cioè quella contro le potenze di questo mondo. Sono queste potenze che si ergono contro il Signore ad essere sconfitte.

· Il Signore non combatte il faraone per sbaragliarlo e cancellarlo dalla faccia della terra ma per convincerlo. Da parte sua il faraone mette in atto tutte le sue astuzie secondo il suo sistema di credenze. Il suo ragionamento segue questa linea: se i suoi maghi non riescono ad averla subito vinta sul Signore è solo perché non hanno potere sufficiente. Ed anche se nel testo non c’è niente che ci induca a pensare che egli ne abbia chiamati di più potenti sicuramente nel suo animo c’era la convinzione che era possibile contrapporre al Signore una forza più potente.

· Nel racconto delle piaghe assistiamo all’ostinazione del Faraone in un balletto che attribuisce questo suo atteggiamento ora al Signore ora allo stesso Faraone. L’indurimento operato dal Signore serve a dare la stura a tutto ciò il Faraone aveva nel cuore e a far durare nel tempo le piaghe come aiuto per una vera conversione. L’ostinazione del Faraone invece ha le sue radici nel suo rifiuto di lasciare libero il popolo e nella sua opposizione ad un potere più forte che egli vive come ostile e contrario ai suoi interessi.

· Che ruolo hanno i due popoli l’egiziano e l’ebraico? Il primo è solidale al Faraone ma più morbido tanto che in alcuni casi crede alle parole del Signore, il secondo invece è il puro beneficiario di tutte le azioni di liberazione. Si può dire che sia migliore del popolo egiziano? Nulla si dice al riguardo ma a giudicare poi dagli avvenimenti in cui il popolo ebraico fu protagonista nel deserto dobbiamo tirare la conclusione che si è mostrato ostinato quanto l’altro popolo ad eccezione di alcuni, di un resto. Possiamo quindi pensare che se il Signore chiama Israele suo popolo è per pura elezione e non perché se lo sia meritato.

· Le piaghe che sono inviate al popolo egiziano sono il contrario dell’intervento che in Genesi il Signore ha operato per la sua creazione. Quando infatti il Signore viene rifiutato dall’uomo il creato subisce una decreazione. Ad es. all’inizio fu creata la luce, e qui per contrapposizione abbiamo una piaga che si presenta come tenebra, all’inizio furono creati gli animali per abbellire la terra e qui vengono utilizzati per distruggerla. Ed ancora nel giardino di Eden fu posto l’uomo perché vivesse una vita buona e bella ed ecco che qui nel mondo impazzito di Faraone gli uomini vengono tolti dalla terra e dalla vita come vedremo nella decima piaga. Al posto della separazione operata da Signore per mettere ordine nell’universo qui si opera il processo inverso e cioè gli elementi rientrano nella confusione e nel caos.

· Il Signore non colpisce mai a tradimento ma sempre, come veicolo della sua misericordia, trova il modo di avvertire gli uomini. Sicuramente quindi nella vita di ciascun uomo, se passata al setaccio, si possono trovare i segni di questa sua presenza premurosa che ci arriva attraverso le vie e le voci più diverse.

· L’essere debole di Dio nel portare avanti la sua azione potente verso il suo epilogo finale ha fatto credere a Faraone di poter avere dei margini per opporsi efficacemente ma così si è preclusa la strada per leggere i messaggi che tra le righe il Signore gli inviava.

· Anche a noi succede così quando il Signore, proseguendo nella sua strategia di diventare il nostro prossimo più prossimo, ci distribuisce nel tempo i suoi avvertimenti e le sue grazie.

· Dio permette i castighi degli uni e la liberazione degli altri ma il suo intento per gli egiziani é che si convertano e sappiano veramente chi è il Signore (“Perché questa volta io mando tutti i miei flagelli contro di te, contro i tuoi ministri e contro il tuo popolo, perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra”) e per gli ebrei che siano liberati dall’oppressione per stabilire con il Signore una relazione speciale.

· Anche nella vita di ciascun uomo la liberazione dalle oppressioni può giocare il ruolo di levatrice per un rinnovato rapporto con il Signore.

· Oggi facciamo difficoltà ad accettare l’idea che il Signore ci castighi ma perché rifiutare a priori che questi castighi possano essere utilizzati dal Signore come correzione pedagogica? Non fanno la stessa cosa i genitori verso i figli? O che forse riteniamo bravo un genitore che lasci correre il figlio verso il baratro senza intervenire? Più che castighi gli interventi del Signore nella tradizione vengono chiamati ‘visitazioni’. Il Signore dunque ci visita facendoci sentire la sua forte presenza ma se sue le mani allora sono come quelle del medico che incidono per guarire.

· Al Signore non interessa cancellare il suo interlocutore umano e cioè Faraone ed i suoi seguaci. Infatti che beneficio ne avrebbe? Se la sua intenzione fosse solo questa perché allora ci avrebbe creato potrebbe dire l’inesperto lettore della Bibbia visto che tutti siamo peccatori? Forse per il piacere di farci fuori dopo? No egli vuole tenerci saldamente in mano perché vuole farsi conoscere per ciò che veramente è e cioè non come una divinità maligna che cerca in ogni modo di sottomettere gli uomini, ma come un Dio buono che ha creato per noi ogni sorta di meraviglie e che vuol farsi conoscere ed amare sempre di più.

· Gli interventi del Signore non sono mai legati ad una sola generazione ma è come se egli avesse presente tutte le generazioni umane ed è per questo che si preoccupa di inserire parole tese ad evidenziare l’importanza di questi avvenimenti anche per le generazioni future:” e perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato gli Egiziani..”. Dio opera una volta ma i suoi interventi hanno una forza che rimane attiva nei secoli. E tutto ciò, per un lettore di oggi, fa la differenza tra un testo letterario e uno legato alla bibbia. Il ritornare infatti alla lettura di questi testi ci fa rilevare ancora una volta come essi conservino intatta la loro carica dirompente e significativa per l’umanità di tutti i tempi e quindi anche per la nostra.