mercoledì 22 novembre 2023
giovedì 16 novembre 2023
Lc 17,26-37
In quel , Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».
La vita la si può giocare su tanti tasti e veramente diversi: le vite non sono uguali.
C'è chi trascura così tanto se stesso da dimenticare cosa sia avere il dono della vita.
La sua disumanizzazione diventa palese quando toglie la vita a qualcun altro o disperde se stesso in ogni sorta di vizi.
La vita non è fatta per essere consumata a benefico di se stessi ma per creare nuova vita, nuove possibilità di crescita, nuova fraternità.
Lo vediamo con i nostri occhi e senza tirare in ballo la Parola di Dio cosa comporti vivere male: si diventa cadaveri ambulanti.
Senza però vivere in modo così disastrato ci troviamo davanti ad esistenze appiattite sulle cose e sugli affetti di questo mondo.
Sono persone buone che per tanti motivi ideologici hanno tagliato i ponti con il mondo religioso e qui le responsabilità sono collettive e di là ne sentiremo delle belle.
Sì, di là troveremo a giudicarci il poverello d'Assisi e noi battezzati chiederemo misericordia se non siamo stati capaci di comunicare in essenza l'amore del Signore per i suoi figli.
La conclusione qui è una: siamo chiamati ad amare, a perdonare chi ci fa del male e mantenere saldo e vivo il rapporto con la fonte della vita come ci è sta fatta conoscere dal nostro amato Gesù.
Legati a lui con il filo dell'amore non potremo mai avere paura.