venerdì 22 dicembre 2023

LA FULGIDA LUCE DI MARIA NEL SUO MAGNIFICAT CI CONSOLA AORENDOCI A DIO DELL'INFINITO AMORE

Lc 1,46-55

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza per sempre.

Chi si avvicina al divino con cuore puro ne esce con lo spirito dilatato e pieno di meraviglia perché non trova nulla di se stesso ma solo una presenza che tanto la colma tanto da riversarsi all'esterno in continua benedizione.

Ciò che vede Maria non è a corto raggio ma è uno sguardo che entra nelle profondità delle generazioni leggendovi la mano del Signore che le ha attraversate.

Le sue parole sono così profondamente radicate nella verità che non hanno nulla a che fare con una spropositata mania di grandezza perché legate alla consapevolezza della sua umiltà e d'essere diventata piena di grazia perché visitata dal Signore.

E così da questi suo stato di sublime grazia sa leggere la nostra storia umana alla luce di ciò che Dico opera.

Quella sequenza che ha come soggetto sottinteso Dio è formulata ad un tempo presente universale: ha...

Spiegato, disperso, rovesciato, innalzato, ricolmato,rimandato, soccorso.

Queste sono le azioni di Dio e noi ne siamo attraversati secondo le nostre opere chè non si muove capello se non vi è il nostro assenso o diniego.

La meraviglia di questo Magnificat, che tocca il nostro essere consolandolo e scrivendogli sopra parole infuocate di speranza, è che ci conferma come la morte e le tenebre non siano le ultime realtà della nostra vita ma vi è ben altro, ben altra vita, un'esistenza tutta da scoprire sotto lo sguardo di Dio dall'infinito amore.

mercoledì 20 dicembre 2023


LA FORZA CHE LEGA TUTTI, CRISTIANI E NON, È ESSERE OPERATIVI NELL'AFFEMAZIONE E NELLA PRATICA DEI PIÙ ALTI VALORI UMANI.

Lc 1,26-38

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.


È difficile per noi riconoscere se nella nostra vita vi sia un esplicito intervento dello Spirito Santo.

Forse possiamo dire che ci ha ispirato quando ciò che mettiamo in essere produce nelle persone gioia e buona vita.

Anche noi come Maria abbiamo i nostri dubbi ma possibile che non ci siano segni che ci aiutino?

Ora a pensarci bene nessuno si può appropriare dello Spirito Santo ma forse ci può essere testimoniato da altri come l'Arcangelo Gabriele ha fatto con Maria nella forma di: il Signore è con te'.

Tuttavia possiamo essere certi, e naturalmente senza impossibili appropriazioni, che quando preferiamo il prossimo a noi stessi lo Spirito Santo è al nostro fianco.

E lo possiamo dire perché ci è stato assicurato che Egli ci accompagna nella storia e non può essere che se ci accompagna noi non ne avvertiamo la presenza.

La perla poi che ci consegna Maria è questa: Lei ha fiducia in Dio ed aspetta solo di vedere come si realizzerà la promessa che Dio le vuole bene. 

Nello stesso modo noi dobbiamo essere certi che Dio ci ama  e dobbiamo  soltanto attendere come si esprimerà  questo amore nella nostra storia che non è solo immediatezza di risultato ma anche attesa e pazienza.

Noi cristiani raccontiamo così il rapporto con la realtà divina che ci ispira e visita ma crediamo che ogni uomo nel suo mondo della credenza, chè non si può vivere  perché nessuno possiede la libertà o la giustizia ma vi crede per metterle in pratica, ha le ispirazioni adeguate ai valori che persegue.

Dunque buona vita a tutti cristiani e non perché possiamo tutti essere operativi e legati dall'essere, se vogliamo, uomini e donne di buona volontà.

lunedì 18 dicembre 2023


Mt 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,che significa «Dio con noi».Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

La nascita di Gesù è davvero particolare ed ognuno può ricamarci quello che vuole soprattutto chi non crede agli interventi soprannaturali.

Il fatto è che questo evento anche dopo 2000 anni dice tanto alla nostra sensibilità laica.

Celebriamo la nascita di un essere umano che è sempre un avvenimento che fa felice ci tutti.

Certo per noi cristiani è il momento in cui il divino  interagisce con l'umano non da lontano nelle vesti di un Dio di cui non si conosce il volto  ma di uno che condivide la nostra stessa carne.

Il mistero di come tutto ciò possa essere avvenuto rimane e rimandiamo a quando saremo anche noi nelle celesti sfere per saperne di più.

Tuttavia se guardiamo alla vita di Gesù possiamo anche capire tanto della sua nascita e considerarla all'interno di una epopea biblica e di una promessa fatta dal Signore  Dio al suo popolo ed attraverso di loro a tutta l'umanità.

Noi cristiani pur credendo agli alti valori umani preferiamo colorarli della vita di Gesù perché i valori presi a se stante hanno qualcosa di freddo.

Ed in questo a ben vedere siamo uguali a tutti coloro che celebrano chi ha saputo nella vita essere giusto e buono. 

In ogni tempo alle persone piace onorare quelle di valore  perché non solo hanno parlato dei valori ma li hanno messo in pratica tanto che li prendiamo come esempio da imitare.



sabato 16 dicembre 2023


UN BUON METODO PER NON CAMBIARE È ASPETTARE IL DOMANI

Mt 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Dove troviamo l'uscita per i nostri problemi personali e collettivi? Sempre, pare, nel futuro e così attendiamo questo o quello che li possa risolvere.

Non è che sia male aspettare che vi siano le condizioni migliori per il cambiamento ma il punto è che noi abbiamo a disposizione solo il presente ed è tra le sue pieghe che occorre cercare e trovare quanto può aiutarci ad ottenere la vita vera.

Il tarlo nefasto di un certo modo di vivere è quello di cercare nel futuro la pace dell'anima ma non può essere così perché se non c'è nel presente non potrà esservi mai nel futuro.

E così l'inquietudine esistenziale occorre prenderla per i capelli e farle confessare che il suo protendersi nel futuro per avere la pace è falso.

L'inquietudine esistenziale invece è solo un allarme che deve scuoterci per rientrare in noi stessi ed affrontarla per risolverla.

L'Elia che doveva venire era la scusa per trasferire al futuro ciò che invece doveva essere fatto al presente.

Giovanni, che per suoi contemporanei era stato  il presente, fu ucciso trasferendo ancora una volta il cambiamento  al futuro.

Allo stesso modo sarà rifiutato Gesù che per questo dovrà soffrire.

Nella società di oggi siamo così presi dalle mille cose che non si ha nè si vuole prendere tempo per fermarsi ed interrogarsi a fondo su che cosa stiamo facendo, su dove stiamo andando, su che cosa fondiamo la nostra vita.

Con la recita del Padre nostro noi cristiani abbiamo una formidabile  facility perché ci permette di prendere le distanze da noi stessi  e mettere in atto le dovute aperture e le iniezioni di speranza, di perdono e di pace. 

martedì 12 dicembre 2023


VI SONO SITUAZIONI FATTE APPOSTA PER METTERCI IN  DIFFICOLTÀ E LIBERARSI DI NOI: LA RABBIA NON È UNA BUONA ALLEATA PER AFFRONTARLE.
VI SONO SITUAZIONI FATTE APPOSTA PER METTERCI IN  DIFFICOLTÀ E LIBERARSI DI NOI: LA RABBIA NON È UNA BUONA ALLEATA PER AFFRONTARLE.

Mt 22, 15-22

In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque dal Signore Gesù i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare? ». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

La malizia dei discepoli dei farisei e degli erodiani somiglia a quella del serpente della Genesi:

"1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?».

Dio invece aveva solo detto di non mangiare dell'albero posto al centro del giardino ma la bugia serve al serpente per continuare ad ingannare Adamo ed Eva.

Qui i bugiardi si trovano avanti ad Uno che riconosce subito la loro malizia tanto che li apostrofa come ipocriti.

Gesù comunque non si sottrae e risponde e sappiamo che questi signori se ne vanno via con la coda tra le gambe.

Cosa possiamo ammirare in Gesù? La mancanza di rabbia e le parole così illuminanti e vere.

Molte volte la nostra rabbia è così forte che sì rispondiamo con parole di fuoco ma la differenza con Gesù è che egli va oltre dando una risposta illuminante per tutti.

Egli entra così profondamente all'interno della questione, saltando ogni riferimento aggressivo nei loro confronti ed offrendo una sentenza che attraversa i secoli per  arrivare nella sua verità fino a noi.

Nella vita è capitato a tutti di trovarsi stretti in situazioni dove il sistema, inteso qui come singoli o persone,  che in modo ingiusto cercano di farci del male da indurci ad un passo falso e liberarsi di noi.

Sono momenti difficili dove si vive  come se si avesse  una spada di Damocle sulla testa e dove è strategico non farsi prendere dalla paura ed elaborare una risposta libera dalla rabbia e buona per far evolvere in modo positivo la situazione.

Ecco questo per dire che abbiamo sempre a portata di mano una soluzione solo che non ci si faccia prendere solo dalla rabbia e ci si ricordi di farsi contagiare, pregando, dall''esempio di Gesù.

Mt 22, 15-22

In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque dal Signore Gesù i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare? ». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

La malizia dei discepoli dei farisei e degli erodiani somiglia a quella del serpente della Genesi:

"1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?».

Dio invece aveva solo detto di non mangiare dell'albero posto al centro del giardino ma la bugia serve al serpente per continuare ad ingannare Adamo ed Eva.

Qui i bugiardi si trovano avanti ad Uno che riconosce subito la loro malizia tanto che li apostrofa come ipocriti.

Gesù comunque non si sottrae e risponde e sappiamo che questi signori se ne vanno via con la coda tra le gambe.

Cosa possiamo ammirare in Gesù? La mancanza di rabbia e le parole così illuminanti e vere.

Molte volte la nostra rabbia è così forte che sì rispondiamo con parole di fuoco ma la differenza con Gesù è che egli va oltre dando una risposta illuminante per tutti.

Egli entra così profondamente all'interno della questione, saltando ogni riferimento aggressivo nei loro confronti ed offrendo una sentenza che attraversa i secoli per  arrivare nella sua verità fino a noi.

Nella vita è capitato a tutti di trovarsi stretti in situazioni dove il sistema, inteso qui come singoli o persone,  che in modo ingiusto cercano di farci del male da indurci ad un passo falso e liberarsi di noi.

Sono momenti difficili dove si vive  come se si avesse  una spada di Damocle sulla testa e dove è strategico non farsi prendere dalla paura ed elaborare una risposta libera dalla rabbia e buona per far evolvere in modo positivo la situazione.

Ecco questo per dire che abbiamo sempre a portata di mano una soluzione solo che non ci si faccia prendere solo dalla rabbia e ci si ricordi di farsi contagiare, pregando, dall''esempio di Gesù.

mercoledì 22 novembre 2023

 I CAMBIAMENTI SONO DIFFICILI 
DA ATTUARE NEL TEMPO MA PORTARLI SEMPRE DI PIÙ ALL'ATTENZIONE LI RENDE POSSIBILI ED ALLA FINE TRANSITABILI.

Lc 19,11-28
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Questa parabola possiamo intenderla anche così: Gesù non va via lontano come l'uomo di nobile famiglia perché viene ucciso.

Tuttavia  ha lasciato lo stesso   ai suoi discepoli  i talenti d'oro da amministrare per farli fruttificare a beneficio del regno di Dio.

Nei secoli ed a seconda dei tempi la Chiesa ha amministrato questo tesoro con grande seguito.

Ha dovuto affrontare tante battaglie per non vedere snaturato il bene prezioso che gli era stato affidato.

Nel nostro mondo odierno, almeno da ciò che si può vedere dal nostro angolo di osservazione, la cristianità è diminuita poderosamente ed il trend è quello di vedere la gente   sempre più indifferente verso la Chiesa.

La domanda che sorge allora è questa: forse che non abbiamo saputo amministrare i talenti che Dio ci ha dato per avere questo risultato?

Ora mi chiedo: 'Nel suo tempo Gesù avrebbe potuto avere dei discepoli donne?'. Nel modo più assoluto perché i tempi non lo permettevano.

'La condizione della donna ai tempi di Gesù era di subordinazione all'uomo. Le donne erano considerate inferiori agli uomini e avevano meno diritti.

Nella cultura ebraica, la donna era considerata una proprietà dell'uomo. Il padre aveva il potere di dare la figlia in sposa a chi voleva, e il marito aveva il potere di divorziare da lei. Le donne non avevano il diritto di possedere beni o di ereditare.' (Google Bard)

Gesù, pur avendo trattato la donna senza pregiudizi, non ha voluto conferirgli alcun ruolo pubblico perché era di sua competenza in quanto la frattura secolare tra uomo e donna deve essere ricomposta solo da questi attori storici.

Oggi la Chiesa deve testimoniare nella sua carne ed in modo profetico che anche al suo interno questa divisione è superata con il far accedere le donne a tutte le cariche fino adesso concesse solo agli uomini.

E questo lo può fare grazie al fatto che già ogni cristiano/a è di fatto sacerdote, profeta e re

Ci vuole una riforma profonda oggi nell'adattare ai nostri tempi quanto è stato vissuto e pensato in altri tempi ma per farlo ci vuole coraggio.

Credo che per questa riforma non basti che la Chiesa si assuma il compito di pungolare il mondo nel suo stesso terreno ma che debba rivedere il suo modo di organizzarsi dando spazio ai carismi e inventando ministeri adatti ai nostri tempi.

giovedì 16 novembre 2023

SOLO L'AMORE CI LIBERA DALLA PAURA SIA QUI CHE DELL'AL DI LÀ

Lc 17,26-37

In quel , Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

La vita la si può giocare su tanti tasti e veramente diversi: le vite non sono uguali.

C'è chi trascura così tanto se stesso da dimenticare cosa sia avere il dono della vita.

La sua disumanizzazione diventa palese quando toglie la vita a qualcun altro o disperde se stesso in ogni sorta di vizi.

La vita non è fatta per essere consumata a benefico di se stessi ma per creare nuova vita, nuove possibilità di crescita, nuova fraternità.

Lo vediamo con i nostri occhi e senza tirare in ballo la Parola di Dio cosa comporti vivere male: si diventa cadaveri ambulanti.

Senza però vivere in modo così disastrato ci troviamo davanti ad esistenze appiattite sulle cose e sugli affetti di questo mondo.

Sono persone buone che per tanti motivi ideologici hanno tagliato i ponti con il mondo religioso e qui le responsabilità sono collettive e di là ne sentiremo delle belle.

Sì, di là troveremo a giudicarci il poverello d'Assisi e noi battezzati chiederemo misericordia se non siamo stati capaci di comunicare in essenza l'amore del Signore per i suoi figli.

La conclusione qui è una: siamo chiamati ad amare, a perdonare chi ci fa del male e mantenere saldo e vivo il rapporto con la fonte della vita come ci è sta fatta conoscere dal nostro amato Gesù.

Legati a lui con il filo dell'amore non potremo mai avere paura.



domenica 23 aprile 2023

C'È UN UOMO CHE NON PASSA: GESÙ 

Gv 6,22-29

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Quando mettiamo la firma su un documento noi affermiamo che siamo d'accordo su tutto ciò che vi è scritto dentro.

Oggi c'è sempre più la moda di apporre  dei tatuaggi sul proprio corpo e lo si fa per comunicare che ci si identifica con il simbolo o il disegno impresso sul proprio corpo.

Quando Gesù afferma che il Padre ha impresso su di lui il suo sigillo afferma d'essere impronta ed irradiazione della sua stessa vita.

Una rivelazione che va oltre l'umano, oltre tutto ciò che è creato per acquisire su questa linea l'oltre dell'immensità cosmica.

E se guardiamo ai segni da lui operati non possiamo che tirare la conclusione che il mondo materiale gli ubbidiva in tutti sensi non solo nella trasformazione della materia ma addirittura nel dare spirito e vita a chi ormai giaceva nella tomba.

In Gesù non ci avviciniamo ad un uomo seppur grande ma a Dio stesso portatore d'un incredibile amore per ogni singola persona.

In lui noi siamo nobilitati, non siamo un niente ma bacino dei tesori di Dio perché, e questa è la grande e magnifica notizia,  ciascuno di noi porta il sigillo di Dio in quanto abbiamo impresso lo Spirito di Gesù.

Tutto ciò noi lo viviamo nella fede perché in essa siamo e non siamo ciò in cui crediamo che si rivelerà nel suo fulgore quando entreremo definitivamente nel regno di Dio. 

Questa consapevolezza d'essere così vicini al Padre ed al suo investimento d'amore avrebbe il potere di renderci cenere in un solo momento se non fosse che noi siamo sigillati nella carne del Figlio e protetti dalla carne e dallo Spirito di Maria che sono gli unici specchi che possono davvero guidare i nostri passi.

La vita eterna promessa Giovanni la definisce così: "Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesú Cristo che tu hai mandato."  E cosi è inutile immaginarsi il dopo perché già in questa vita conoscendo Gesù abbiamo la vita eterna.

Occorre però intendersi su cosa significhi 'avere' la vita eterna che qui non vuol dire possesso ma piuttosto il viverla come un trovarsela più sul lato dello stupore e della gratitudine che su quello dell'affermazione: nella comunicazione è importante mantenere saldo questo livello per evitare qualsiasi accaparramento del divino e rimanere umili.

giovedì 20 aprile 2023

NASCERE  DALL' ALTO  ECCO LA SFIDA CHE SIA DAGLI ALTI VALORI UMANI CHE DALLO SPIRITO DIVINO
Gv 3, 7b-15

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

C'è un 'dovere' che tutti noi siamo chiamati ad onorare ed è quello di elevare la nostra umanità perché sia davvero comprensiva del senso vero che si porta dentro.

Occorre infatti sottrarla dall'addizione che porta ad una somma di individui, ad un qualsiasi insieme senza svilupparne le sue dinamiche interne e significative .

L'umanità, per dirla con una metafora, ama poco, in un certo senso, la pianura anche se poi vi si reca a costo di perdersi.

L'umanità ama la montagna perché dall'alto può stendere uno sguardo su se stessa ed i suoi bisogni.

Fuori  metafora un altro modo di dire umanità è l'essere umani e cioè non delle bestie feroci ma pieni di cura e di misericordia verso il prossimo.

Si tratta di un valore che ha a che fare con un allargamento della visione egoistica della vita e cioè di una elevazione che ben si coniuga con quella proposta da Gesù.

Egli ce la propone come proveniente dall'alto, dallo Spirito, e così ci offre la vera scaturigine di ogni elevazione che tuttavia, proprio per il suo carattere altro, ha bisogno d'essere accolta  anche se la sua dinamica ci può lasciare perplessi per quel suo modo di presentarsi e scomparire.

Nascere dallo Spirito Santo è per tutti un cimento in atto perché occorre fare attenzione alla direzione verso cui  spira e, visto come siamo fatti, e cioè disattenti, possiamo non intercettarlo.

Ci trinceriamo anche dietro  le ideologie che invece  d'essere un punto di appoggio si trasformano in  gabbie che normano la vita in modo rigido.

Chi nasce dallo Spirito è davvero libero in quanto ha capito il vero senso della libertà che non è far ciò che si vuole ma rendersi disponibile a ciò che lo Spirito chiede momento dopo momento.

Capisco che queste parole possono essere fraintese perché è impossibile per la nostra mente intercettare questo livello.

Noi comunque ci fidiamo delle parole di Gesù quando ci avverte dell'esistenza di persone  nate dallo Spirito, 

e noi stessi ne siamo un esempio, quando la consapevolezza del vero non è vissuta come nostra proprietà ma come  donazione che si avvera ogni volta che la relazione con lo Spirito  genera in noi una nuova nascita.

E per togliere ogni dubbio che questo poi significhi sul piano pubblico una pretesa non si può fare altro che attestare la nostra vita in questo mondo secondo  il modo di dire, fare ed essere di Gesù.

martedì 18 aprile 2023


COSTRUIRE LEGAMI FORTI CON IL PROSSIMO È LA STRADA  MAESTRA DELLA VITA.
Gv 1, 43-51

In quel tempo. Il Signore Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Nella vita il passaparola tra chi si conosce e si stima è il miglior veicolo della comunicazione umana.

E non potrebbe essere diversamente perché ciò che noi riusciamo a conoscere direttamente è molto poco e così i nostri amici e conoscenti sono  coloro che ci aiutano a  per prendere contatto con il più vasto mondo.

E tutto ciò è ben rappresentato dal giro di contatti  che permettono, a partire da Pietro ed Andrea e tramite Filippo, di arrivare a Natanaele.

Insomma ad attraversare la strada di Gesù sono persone dai vincoli forti che rafforzano la loro saldatura veicolando anche questa notizia sorprendente di aver trovato addirittura il Messia. 

In pochissimo tempo queste persone hanno realizzato l'inimmaginabile lanciandosi in una affermazione  densa di futuro e legata alla storia del popolo d'Israele e lo vanno dicendo ad un uomo, Natanaele, a cui non piacciono le favole. 

Ora la seconda  reazione  di Natanaele narra l'improvviso cambiamento di registro della sua vita che passa dal ricordo di una esperienza forte fatta sotto il fico, con molta probabilità fatta al cospetto di Adonai,  al constatare che Chi gli sta davanti ha lo stesso profumo  divino. 

Natanaele è un uomo di preghiera,  non è un fanfarone ma uno che, per come è fatto, non riesce a mentire,  perché ama la verità.

Il suo incontro con Gesù ci dice quanto sia importante coltivare in noi stessi una base di verità per poterne riconoscere la profondità quando attraversa la nostra vita nelle sue varie forme relazionali o di semplice presenza    

L'esperienza forte fatta sotto il fico prepara  Natanaele al momento forte della sua vita liberandoli da ogni dubbio e gli permette di andare in un oltre, davvero oltre, proclamando che  Gesù è Figlio di Dio.

Ora per concludere qualcosa anche al nostro livello dobbiamo capire quanto siano importanti i legami di amicizia, o anche quelli che sono in itinere per diventarlo o anche quelli che matureranno, per veicolare informazioni vitali, carezze che sanano la vita o quel che ci aiuta a crescere e diventare luminosi.

Se ci pensiamo bene questi primi passi della vita pubblica di Gesù sono come lo splendore sorgente  di un'aurora radiosa la cui rivelazione è racchiusa in quelle  parole prima di Gesù: Venite e vedrete e poi di Filippo a Natanaele: Vieni e vedi.

Vorremmo essere tutti chiamati ad andare e vedere ...e per fortuna questo succede anche oggi.