sabato 16 gennaio 2010

MARIA SINTESI DEI DUE COMANDAMENTI PIU' IMPORTANTI


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Pensiero prima della meditazione

Penninà era la prima moglie di Elkanà gli aveva dato dei figli. Anna invece che era la seconda moglie soffriva perché non ne aveva. Tuttavia il marito l’amava più della prima moglie. Questa situazione ci fa pensare che il Signore usa il linguaggio della compensazione e cioè un modo attraverso cui egli ci insegna il suo alfabeto. Il Signore compensa il dolore di Anna con l’amore speciale del marito verso di lei. Anche noi dovremmo chiederci nelle nostre giornate quando abbiamo avuto del dolore dove e come il Signore ha compensato il nostro dolore, perché il Signore compensa sempre.



Mc 11
28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». 32Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. 35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: «Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? 36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore:Siedi alla mia destra,finché io ponga i tuoi nemicicome sgabello ai tuoi piedi. 37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?». E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.



Gesù è continuamente oggetto di richieste,di provocazioni, di domande. Certo a parte coloro che gli si avvicinavano per provocarlo o anche per fargli violenza non doveva essere facile per gli ebrei di quel tempo poter immaginare d’avere davanti addirittura il Figlio di Dio. Egli però fa miracoli, risuscita i morti, guarisce e si presenta come una persona fuori dal comune che il popolo amava e solo chi aveva paura di perdere il potere gli andò contro. Altri però anche se non arrivarono a confessare la sua divinità gli mostrarono interesse fino a dire, come Nicodemo, che Gesù veniva da Dio. Gesù da parte sua è consapevole di questa difficoltà e non sbandiera ai quattro venti questa sua identità perché essa prenderà forma in modo completo dopo la sua morte e resurrezione. Ama però mettere in confusione i suoi interlocutori criticando le loro certezze acquisite. E’ vero infatti che per via della carne il Messia che doveva venire era figlio di Davide, ma era pur vero, come fa notare Gesù, che Davide chiama suo Signore il Messia ed allora questi come può essere suo figlio? Gesù risponde alla domanda su ciò che è più importante ed inizia con : "Ascolta Israele!" E’ interessante per noi notare questo inizio perché l’invito non è rivolto ad una singola persona ma ad una entità plurale come lo è Israele. Per noi significa che non possiamo ascoltare la parola di Dio da soli senza che essere incardinati in una comunità di fede. Poi riflettendo sul secondo comandamento ed interrogandoci su che cosa significhi " Amerai il prossimo tuo come te stesso" scopriamo che noi ci amiamo quando ci percepiamo differenti dagli altri, con una nostra vocazione e personalità. Se dunque noi amiamo la nostra differenza, allora dobbiamo estendere questa modalità anche agli altri amandoli non per ciò che ci somiglia, ma per il loro essere differenti da noi. E di più come noi coltiviamo noi stessi facendo diventare la nostra differenza una differenza di qualità allora anche l’amore per gli altri deve includere la premura per aiutarli a crescere in una differenza di qualità. Occorre quindi non constatare che il prossimo è diverso da noi perché ciò porterebbe alla constatazione di una estraneità, ma aiutarli a promuovere la loro diversità. Se tutto ciò è fatto nell’amore si vivrà assieme al prossimo una vita vera. La Trinità, afferma don Tonino lo Bello, è la convivenza amorosa di tre persone diverse. Nel comandamento quindi possiamo trovare un riflesso della vita trinitaria. Se dunque siamo portati a stare con gli altri solo per le parti che ci corrispondono o ci somigliano ecco che imbrocchiamo una strada che alla fine porta ai respingimenti se non troviamo nulla che sia simile a noi.