giovedì 16 ottobre 2008

Milano - Abbazia di Chiaravalle - Mercoledì 7-10-2008

La nostra pratica


Il rilassamento prima della lettura della Parola serve ad allontanare la nostra attenzione dai pensieri o dagli stati d’animo che sono contrari al silenzio interiore. Il concentrarsi sulle varie parti del corpo è come il completo aprirsi di una finestra alla luce del sole. La luce fugando le ombre farà diventare visibile tutto ciò che sta dentro la stanza e così nello stesso modo attraverso la concentrazione progressiva sulle varie parti del corpo è come se le dotassimo di una nuova consapevolezza. In effetti la concentrazione permette una sensibilizzazione di quelle parti che così vengono maggiormente irrorate dal sangue. In questo modo esponendo il nostro corpo fisico e i suoi sensi spirituali ad un clima di tranquillità noi ci prepariamo nel modo migliore e nel silenzio all’ascolto della Parola di Dio.







Chiamata di Levi e pasto con i peccatori
Marco 2, 13-17



Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. [Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».



Il Signore esce sempre di nuovo verso di noi: non si ferma mai dal venirci incontro e chiamarci. Ci chiama senza guardare ai nostri meriti o demeriti. Egli non è attirato dai buoni ma da coloro che non hanno mai ricevuto dal loro ambiente una vera chiamata che apra di fronte a loro nuovi orizzonti. Questo sgarbo verso la meritocrazia Gesù la opera per offrire in modo chiaro e netto una visione dell’essere umano come di un essere che non ha alcun merito per il bene che ha dentro dal momento che gli è stato donato dal Padre. L’uomo gioca se stesso solo nel momento in cui accetta o non accetta questo dono. Gesù chiamando Levi gli indica per la prima volta il bene che ha dentro e senza giudicarlo lo invita ad una nuova vita. Con il suo invito accorcia in modo drastico le distanze che le consuetudini difensive degli uomini frappongono nei confronti di coloro che reputano ormai perduti. Il Maestro così ci insegna ad avvicinare il nostro prossimo con la stessa sua divina accelerazione. Inoltre con quel legare la sua venuta alla chiamata dei peccatori ci pone davanti ad un dilemma: noi siamo giusti o peccatori? Dalla risposta a questa domanda potremo capire molto di noi stessi e del nostro rapporto con il Signore.


Gabriele Patmos