sabato 6 marzo 2010

PER UN CASO STRANO DELLA SORTE ABBIAMO RIMEDITATO UN PASSO CHE TROVATE IN QUESTO STESSO BLOG

Pensiero prima della meditazione.

Nel Padre nostro noi recitiamo: ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano’. Il pane quello vero è quello che nutre il nostro spirito e quindi è la Parola di Dio. Questa Parola dà un vero significato alla nostra vita ma non in senso solo conoscitivo, e cioè come illuminazione della nostra mente, ma che ci da la forza per realizzare nella vita concreta quello che ci significa nel cuore. Questa Parola sta soprattutto sulla bocca del figlio Gesù a cui rese testimonianza il Padre sul monte Tabor quando fece udire ai discepoli questa voce: “Questo è il mio Figlio diletto: ascoltatelo!”.


Mc13,1-13


1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». 2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta». 3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?». L'inizio dei dolori 5Gesù si mise a dire loro: «Guardate che nessuno v'inganni! 6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. 7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. 8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori. 9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. 10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. 13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.


Questo passo sembra rivolgersi alla distruzione del tempio di Gerusalemme. Distruzione che è stata qualcosa di terrificante e sconvolgente per il popolo d’Israele che avevano un fortissimo attaccamento al tempio come luogo di presenza del loro Dio e segno evidente della loro identità come popolo. Ma questo passo evoca in noi che viviamo oggi un effetto che in altre stagioni della nostra vita non abbiamo provato e cioè il renderci conto che viviamo in un mondo insicuro dove possono da un momento all’altro succedere sconvolgimenti catastrofici: pensiamo al primo tsunami, al terremoto dell’Aquila a quello di Haiti e all’ultimo del Cile. E la catastrofe riguarda non solo lo sconvolgimento della natura, l’abbattimento di intere città e la morte di centinaia e centinaia di persone, ma la qualità della vita dei sopravvissuti che, a vedere i telegiornali, ci offrono scene tremende di disgregazione umana. Ed il Signore allora attraverso questa rappresentazione di mali che possono capitare alla sua come ad ogni generazione ci dice di stare attenti, di badare a noi stessi e cioè a non farci prendere dalle folate di panico, ma di portare dentro a queste tristi situazioni una dimensione spirituale. Questo nostro modo di comportarci, e cioè l’attraversamento di queste difficoltà seguendo dei punti di luce nonostante che tutto sembri spingerci verso la paura e a reazioni inconsulte, deve servire,sempre secondo le parole del Signore, per rendere testimonianza agli altri dell’esistenza del regno di Dio su questa terra. Gesù ancora ci mette in guardia rispetto a coloro che cercano di mettere paura con le loro previsioni catastrofiche perché tolgono speranza alla gente ed indebolendo le persone provocano una sorta di scoramento del cuore e cioè uno spezzare quella fiducia originaria che è in tutti da coltivare piuttosto che abbattere. E’ da coltivare per essere più precisi la fiducia nel Padre e non una reinterpretazione della realtà che ha come ultima uscita il fallimento. Stiamo quindi attenti anche ai ballon d’assai che vengono lanciati e che provocano cedimenti e lavorio ai fianchi dell’umanità che se vuole rimanere tale deve rimanere sveglia e pronta a reagire per non svegliarsi un giorno, ahimè, in catene.