martedì 2 marzo 2010

trasfigurazione


BENEDETTO XVI


In questa seconda domenica di Quaresima 2010 la liturgia è domina­ta dall’episodio della Trasfigura­zione, che nel Vangelo di san Luca segue immediatamente l’invi­to del Maestro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! » ( Lc 9,23). Questo evento straordinario, è un incoraggiamento nella sequela di Gesù.

Luca non parla di Trasfigurazio­ne, ma descrive quanto è avve­nuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfol­gorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assi­stono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende.

Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Gia­como e Giovanni di « vedere » la gloria di Gesù. Allora il ritmo si fa incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepo­li con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il po­polo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vede­re, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: «Que­sti è il Figlio mio, l’eletto; ascol­tatelo!» (v. 35). I discepoli non sono più difron­te ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una
nu­be che rivela la presenza divina.
Davanti ai loro occhi, c’è « Gesù solo » ( v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, « Gesù solo » è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’u­nico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vi­ta e un giorno « trasfigurerà il no­stro misero corpo per confor­marlo al suo corpo glorioso « ( Fil 3,21).« Maestro, è bello per noi essere qui » ( Lc 9,33): è l’espressione e­statica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fron­te alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nel­la vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno,perché « Gesù solo » sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che gui­da la nostra esistenza.