sabato 5 dicembre 2009

COME PREGARE PER OTTENERE




Il nostro incontro è iniziato con l’ascolto di musiche per aiutarci ad entrare in una dimensione diversa da quella delle preoccupazioni mondane. Sempre avendo la musica come sottofondo abbiamo letto questo testo di Don Tonino Lo Bello




Dammi un'ala di riserva

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con Te. Perché vivere non è “trascinare la vita”, non è “strappare la vita”, non è “rosicchiare la vita”. Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.Ti chiedo perdono per ogni peccato contro la vita. Anzitutto, per le vite uccise prima ancora che nascessero. Sono ali spezzate. Sono voli che avevi progettato di fare e ti sono stai impediti. Viaggi annullati per sempre. Sogni stroncati sull’alba.

Ma ti chiedo perdono, Signore, anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a navigare nel cielo. E Tu l’hai atteso invano, per crociere che non si faranno più.Aiutami ora a planare, Signore. A dire, terra terra, che l’aborto è un oltraggio grave alla tua fantasia. E’ un crimine contro il tuo genio. E’ un riaffondare l’aurora nelle viscere dell’oceano. E’ l’antigenesi più delittuosa. E’ la “decreazione” più desolante.

Ma aiutami a dire, anche, che mettere in vita non è tutto. Bisogna mettere in luce. E che antipasqua non è solo l’aborto, ma è ogni accoglienza mancata. E’ ogni rifiuto. Il rifiuto della casa, del lavoro, dell’istruzione, dei diritti primari. Antipasqua è lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita, dove “si tira a campare”, dove si vegeta solo.

Antipasqua è passare indifferenti vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine. E si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te. Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva.


Pensiero sulla ‘Parola’

Per gli antichi la terra si presentava piatta ed avvolta dalle acque e cosi’ Dio nel secondo giorno, dopo aver creato la luce, divide l’ammasso delle acque creando il firmamento . Nel terzo giorno prosegue la sua opera radunando le acque in solo punto per far emergere la terra. Dio fa tutto ciò con un ordine espresso attraverso la parola. Dio dunque mette ordine nel caos attraverso la potenza della sua parola. Una potenza però che si rivela mite, non violenta. Nello stesso modo quando ci troviamo di fronte ad una situazione senza spiraglio, confusa e violenta che potrebbe metterci paura possiamo e dobbiamo uscirne grazie all’uso potente, creativo e mite della parola. La Parola di Dio poi, come ci insegna il vangelo di Marco su cui abbiamo riflettuto oggi, ha il potere di creare sempre nuovi spazi per un futuro diverso.


Mt 11

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. 21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato». 22Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! 23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. 24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati». 26.

Gesù da vero psicologo entra nelle pieghe del nostro pregare e ci mette di fronte al modo come preghiamo. Nel momento infatti in cui facciamo le nostre richieste in quello stesso momento siamo i primi a non credere d’essere esauditi. Per accorgersene bisogna quasi cogliersi in fallo per vedere come quasi sempre ci comportiamo da miscredenti. Per noi è importante solo chiedere quasi che cosi’ facendo abbiamo assolto un compito di fronte a noi stessi e al mondo. Non ci mettiamo mai nella prospettiva di un pregare che sa di aver già ottenuto. E dal momento che assolviamo un compito poi passiamo ad altro senza dimorare nella visione del vedere la nostra preghiera già accolta. Entrare però in questa prospettiva significa anche responsabilizzarci su cosa chiedere perché non è un semplice lanciare la richiesta e lavarsene le mani. Inoltre il Signore ci assicura che se si prega alla sua maniera si sprigionerà una tale forza da mettere in moto le fibre più intime dell’universo. Gesù con l’atto di maledire il fico, e cioè utilizzando un atto di forza che potrebbe anche spaventare, ci fa capire con quale determinazione ci si deve rivolgere al Padre.