venerdì 26 febbraio 2010

VEGLIATE!



Pensiero prima della meditazione


Il Signore chiama Mosè dal roveto ardente e lo chiama con il suo nome per ben due volte. Nello stesso modo in alcuni momenti della nostra vita anche noi veniamo chiamati da Lui con il nostro nome. Quando però ci chiama non è solo per attirare la nostra attenzione ma perché vuole invitarci ad iniziare un cammino. Non ad uno qualsiasi ma ad un cammino da svolgere che è già presente da qualche parte nelle pieghe del nostro passato.




Mc 13, 24-37


In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscureràe la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cieloe le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Vegliare per non essere sorpresi State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E' come uno cheè partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».

E’ un invito ad un abbandono quotidiano al Signore in cui più che ad attivare la funzione di vegliare su se stessi è un invito a mettersi in relazione con qualcosa di più grande. Queste parole del Signore sono state spesso interpretate come uno spauracchio o una minaccia, ma invece vogliono stimolare a prendere coscienza di una realtà più vasta. Inoltre l’invito non è rivolto ad un singolo ma a vegliare assieme e quindi ci fa capire che da soli non è possibile farcela. Anche la comprensione della Parola non è un’impresa a conduzione personale, ma comunitaria ed in tal senso si inserisce la nostra piccola esperienza in cui vogliamo crescere nell’intelligenza della Parola non da soli ma insieme. Stando attenti però che questo aspetto comunitario non si traduca in forza che poi alla fine va a mettere il proprio insieme contro quello degli altri. Noi non vogliamo ascoltare noi stessi o farci forza dei nostri convincimenti ma vogliamo, per quanto ci è dato e nei limiti del nostro intendere, ascoltare la Parola che diventa per noi la verità che norma i nostri pensieri. Il Signore comunque ci invita a non addormentarci perché poi quando sono gli eventi negativi a svegliarci non dobbiamo sentirci traditi ma solo riconoscere che siamo noi stessi che ci siamo consegnati a ciò che non doveva succedere.