venerdì 20 novembre 2009

A CHI SI RIVOLGE

COMUNITA'

DEL MONTE

TABOR

La Comunità del Monte Tabor nasce per ascoltare la Parola di Dio presente in tutta la Bibbia ed in particolare quella di Gesù . Dio ha scelto di creare il mondo e di a vere un rapporto con l'umanità attraverso la parola e così chi fa parte della nostra Comunità è invitato ad eleggerla come luogo privilegiato per avere relazioni buone e significative con tutti. Dal momento poi che le parole possono essere portatrici di morte, di illusioni e di menzogne sarà cura della Comunità mettere al centro della sua vita una parola vera, calda e creatrice di nuovi e fecondi rapporti. E' umanamente impossibile realizzare un compito così arduo visto di che pasta siamo fatti ma la nostra fiducia è riposta nello Spirito Santo che è la persona divina destinata ad accompagnarci nella nostra esistenza storica. La pratica dei sacramenti, quale segno visibile della salvezza donataci dal Figlio di Dio e dell’appartenenza al suo popolo, sarà affiancata da un tempo dedicato alla meditazione come strumento per un ascolto attento e fecondo della Parola.

QUALE ASCOLTO


Durante la meditazione noi ci disponiamo ad accogliere la Parola di Dio lasciando cadere ogni preoccupazione circa la nostra capacità di comprenderla. Noi infatti confidiamo nel suo Autore e sul fatto che se ha voluto rivolgerci la sua Parola è perchè risuoni dentro di noi piena di significato. Inoltre grazie a ciò che della Parola avremo capito o alle domande o ai dubbi che essa avrà suscitato in noi potremo poi procedere ad approfondimenti di ampio respiro che la collochino nel contesto di tutta la Bibbia e nella comprensione che oggi ne ha la Chiesa. Vogliamo insomma che la Parola raggiunga la nostra persona come se fosse la prima volta proprio perché essa, pur essendo stata accolta e vissuta dall’umanità passata, deve essere di nuovo ascoltata da quella presente perché possa prendere corpo oggi nella nostra vita e nella società di cui facciamo parte.

A CHI SI RIVOLGE L’INVITO ALLA MEDITAZIONE

Oggi viviamo una situazione in cui è di primaria importanza l’accoglienza delle molteplici appartenenze e diversità. Noi cristiani ci apprestiamo a farlo accogliendo nei nostri incontri di meditazione chi, pur non essendo cristiano, è in qualche modo attratto da Gesù. Noi non chiediamo loro di appartenere alla Chiesa, pur facendone parte, ma di unirsi a noi nell’ascolto del Maestro i cui insegnamenti e la cui figura non possono rimanere privilegio solo dei cristiani essendo essi a buon diritto Patrimonio dell’umanità.

VITA COMUNITARIA

Da questo ascolto potranno nascere iniziative di ogni genere con ricadute sia per la comunità ecclesiale che per il più vasto contesto umano che abita il creato. In ogni cosa però ‘La Comunità’ cercherà di mantenere una unità ‘leggera’ che permetta ulteriori momenti di crescita e nello stesso tempo ‘ordinata’ che offra a tutti la possibilità di dare il proprio contributo. La Comunità consapevole dei suoi limiti e delle sue sempre scarse capacità d’ascolto eleverà preghiere per rispondere con generosità alla chiamata del Signore.

L’ESPERIENZA DEL TABOR E LA NOSTRA

· L’episodio dell’ascesa al monte Tabor di Gesù e dei suoi discepoli più intimi può accompagnarci nella comprensione del nostro itinerario meditativo. Anche noi ci troviamo in cammino tra tante attività e luoghi e ci sentiamo chiamati da Gesù a contemplare la storia della salvezza durante il tempo dedicato alla meditazione.

· Sul Tabor Gesù viene presentato come Figlio prediletto. La voce che parla dalla nube si rivela essere quella del Padre mentre chiede agli uomini, rappresentati da Pietro, Giacomo e Giovanni, di ascoltare il Figlio:“Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.”. Ed è proprio questo che vogliamo fare durante la nostra meditazione e cioè ascoltare Gesù come il vero protagonista e la vera chiave interpretativa della storia della salvezza e come persona che avendo vissuto in pienezza sia l’umanità che la divinità può insegnarci la via per essere come lui.

· La discesa in profondità, propria dello stato meditativo, ci aiuterà a fare un salto nel tempo proprio come fece Gesù quando nella sua trasfigurazione fece assistere i discepoli al suo colloquio con uomini del passato.

· I discepoli vedono parlare Gesù con due personaggi importanti della vita di Israele: Mosè ed Elia. Sia Mosè che Elia ci introducono nel nostro cammino meditativo. Mosè (Es 3)viene chiamato dalla vita di tutti giorni (pascolava il gregge) verso qualcosa di meraviglioso: un roveto che bruciando non si consuma ( il punto d’attenzione dove nel profondo del nostro essere Dio parla), poi viene invitato a togliersi le scarpe per la santità del luogo ( in meditazione ci si libera da tutti gli impedimenti che si oppongono all’incontro con il Signore) e invitato a dialogare con Dio ( per noi quindi non solo un monologo ma un dialogo, diverso da quello che abbiamo con gli uomini ma la cui realtà, consistenza e qualità va scoperta nelle singole relazioni con le Persone trinitarie). Nella relazione a tu per tu Dio promette a Mosè la liberazione del suo popolo e gliene dà il mandato ( la nostra meditazione non è solo un atto privato ma è anche la disponibilità a ricevere un dono che non riguarda solo il singolo ma anche il contesto in cui è inserito). L’altro personaggio che parla con Gesù è Elia. Questi quando fugge da Acab (1Re,19) salì sul monte di Dio: l’Oreb. Entrato in una caverna vi passò la notte ( nella meditazione ci ritiriamo dentro noi stessi per oscurare tutte le distrazioni) ma poi il Signore lo invita ad uscire e a fermarsi sul monte alla sua presenza (alla fine del rilassamento anche noi ci poniamo alla presenza del Signore). Elia però non esce in presenza del “vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, perchè il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.” (1Re,19,11-13)(allo stesso modo per noi lo stare alla presenza del Signore non è legata all’attesa di un qualcosa di spettacolare o a illuminazioni particolari; per noi è importante metterci nella stessa disposizione d’animo di Elia che seppe attendere la Sua vera manifestazione). Alla fine anche Elia riceve un mandato da parte del Signore (può succedere anche a noi di ricevere delle ispirazioni che riguardano la nostra vita e quella degli altri).

· I discepoli sul monte Tabor vivono quindi un’esperienza estatica ma nello stesso tempo in relazione alla storia della salvezza. Non vengono proiettati in qualcosa di indefinito e neppure in una saturazione degli affetti senza relazione con la vita. I discepoli avrebbero voluto continuare a stare sul Tabor ma Gesù che li ha fatti assistere alla sua trasfigurazione li ricollega al quotidiano facendo loro intendere che tra i due mondi non vi è separazione ma continuità.

· La meditazione allora diventa un’occasione per entrare in un intimo rapporto con le persone divine e in una economia di salvezza dove Dio è in relazione con la natura, le persone ed i popoli per liberarli da ogni schiavitù ed in particolare da tutte le divisioni che non permettono loro di amare in pienezza Dio e i fratelli. Mosè ed Elia sono per noi degli esempi riusciti di questa libera, e per nulla disumanizzante, esposizione alla chiamata divina.

· In questa chiave Gesù non è un guru che ci conduce all’illuminazione, anche se rimane libero di concederci esperienze elevate come avvenne per i discepoli sul Tabor, ma uno che ci sta accanto assicurandoci la vittoria sulle forze disgregatrici del male anche quando sembra che tutto ci stia crollando addosso.

· L’insegnamento che emerge dal Tabor ci conferma che la meditazione non deve essere percepita come lo stato più vero in cui vorremmo sempre dimorare ma come una pausa significativa e buona nel cammino comune per disporci ad entrare nel flusso della misteriosa vita divina (passato, presente e futuro) e per essere aiutati ad esercitare, in modo responsabile e liberante, la nostra libertà nella vita quotidiana.

· Il tempo che vi dedichiamo è il segno concreto della nostra attiva partecipazione all’ascolto. Durante questo tempo, certi della sua presenza e della parola che ci viene rivolta, saremo esposti a diversi stati d’animo (aridità, timore, gioia ecc.), ma non saremo mai toccati dalla disperazione. Meditare quindi è un’avventura la cui certezza è quella di vivere con il Signore una vera esperienza d’amore.

· La nostra meditazione oltre al rilassamento iniziale e all’attenzione al respiro che veicola la preghiera non ricorre a pratiche per raffinare le energie corporee volte al raggiungimento di stati elevati di coscienza. Non vogliamo infatti distoglierci dal vivere quella tensione che unisce il Signore che è il capo alle sue membra e cioè a quell’umanità che spera lotta ed ama per far parte del suo Regno.

· La discesa dal Tabor, grazie al richiamo di Gesù, è un invito a continuare nella quotidianità ciò che si è scoperto nell’ascesa e nella esperienza della vetta. Inoltre dall’esperienza che Gesù fa fare ai discepoli dobbiamo dedurre che non siamo chiamati ad una vita piatta e senza mistero, ma a possibili visitazioni da parte del Signore che nella trama del quotidiano può chiamarci a vivere cose straordinarie.

· Pur meditando in silenzio noi non meditiamo soli perché accettando di farla insieme ci inseriamo nella stessa vita comunitaria che fu quella di Gesù con i suoi discepoli e nel vivo tessuto della Chiesa e di quanti sulla terra pregano Dio con tutto il cuore. La nostra meditazione allora non è fine a se stessa ma è destinata a vivificare i molteplici contesti comunitari nei quali siamo inseriti. L’esperienza fatta durante la meditazione, a parte particolari momenti difficili e pieni di sofferenza vissuti al cospetto di Dio, ci procurerà pace e gioia e queste saranno il metro che ci aiuterà a capire se siamo come Comunità sulla
strada che il Signore vuole da noi.


PROTETTORI

· In questa nostro cammino è importante imparare da Maria che per il suo ‘sì’ incondizionato alla divina Parola fece dell’ascolto la sua forza nell’accostarsi al suo divino interlocutore. Inoltre avendo vissuto con il suo Gesù una vita itinerante può accompagnare ed aiutare anche noi lungo gli andirivieni della nostra vita quotidiana. Quelli che vogliono affidarsi a Lei allora potranno invocarla così : Maria, madre itinerante, prega per noi.
· Altre due protettrici sono due dottori della Chiesa e cioè Santa Teresa del Bambin Gesù e Santa Teresa d'Avila che rappresentano due modi opposti ma convergenti di accostarsi ai divini misteri.


Nessun commento: