mercoledì 11 novembre 2009


La nostra piccola Comunità vuole stare in ascolto della Parola di Dio avendo uno sguardo alla parola umana, alla parola tra noi perché sia una parola di pace. Certo questo non è un compito da poco ma la parola divina resterebbe muta se non fossimo vigilanti a che le nostre parole siano vere e nello stesso tempo piene di misericordia.





Il cieco all'uscita di Gerico

46E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
49Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». 52E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Marco usa sempre delle parole scarne e descrive i fatti. Dietro a Marco c’è Pietro nel senso che è da lui che l’evangelista ha appreso i fatti relativi a Gesù. Il cieco grida forte verso Gesù e a più riprese e ciò rivela un richiesta appassionata. A noi non capita mai di comportarci in questo modo e se lo facciamo è in modo sommesso e silenzioso. Anzi il più delle volte più che chiedere aiuto in qualche modo sotto sotto apettiamo che qualcuno ci chiami o si interessi a noi. Nel grido del cieco possiamo leggervi anche disperazione e nel balzo verso Gesù una trasgressione delle regole. Il suo correre verso Gesù ci ha fatto venire in mente quel bambino che, sovvertendo ogni rituale, andò a gettarsi tra le braccia di Giovanni Paolo Secondo per farsi dare una carezza. E a noi quando capita di fare dei gesti così sconvolgenti? Forse lo facciamo per le cose di questo mondo ma mai per la fede. Gesù chiede al cieco di esprimere la sua richiesta a differenza nostra che molte volte diamo senza che ci venga fatta una domanda. E così ci mettiamo nella situazione onnipotente di interpretare il bisogno dell’altro pensando di risolverglielo senza che abbia detto una sola parola. L’opposizione che il cieco incontra da parte dei presenti è quella che anche noi proviamo quando volendo davvero qualcosa dobbiamo lottare contro chi si oppone. Tuttavia se ciò che ci sta a cuore è davvero grande dobbiamo anche comportarci come il cieco che getta il mantello e corre verso Gesù. Il cieco non era un cieco nato ma aveva perso la vista e trasferendo a noi in modo simbolico questa situazione possiamo dire che anche a noi può capitare di perdere la vista e cioè la capacità di discernere nelle cose della nostra vita . La vista allora la possiamo acquistare grazie a Gesù che può donarci il potere di gustare ancora una volta la luce. Il Signore dà al cieco un dono grande e cioè la capacità di vedere la luce come all’inizio della Genesi Dio creò la luce perché l’uomo nel sesto giorno potesse godere della visione della sua creazione. Senza la luce del Signore noi rimaniamo nelle nostre tenebre.