domenica 23 aprile 2023

C'È UN UOMO CHE NON PASSA: GESÙ 

Gv 6,22-29

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Quando mettiamo la firma su un documento noi affermiamo che siamo d'accordo su tutto ciò che vi è scritto dentro.

Oggi c'è sempre più la moda di apporre  dei tatuaggi sul proprio corpo e lo si fa per comunicare che ci si identifica con il simbolo o il disegno impresso sul proprio corpo.

Quando Gesù afferma che il Padre ha impresso su di lui il suo sigillo afferma d'essere impronta ed irradiazione della sua stessa vita.

Una rivelazione che va oltre l'umano, oltre tutto ciò che è creato per acquisire su questa linea l'oltre dell'immensità cosmica.

E se guardiamo ai segni da lui operati non possiamo che tirare la conclusione che il mondo materiale gli ubbidiva in tutti sensi non solo nella trasformazione della materia ma addirittura nel dare spirito e vita a chi ormai giaceva nella tomba.

In Gesù non ci avviciniamo ad un uomo seppur grande ma a Dio stesso portatore d'un incredibile amore per ogni singola persona.

In lui noi siamo nobilitati, non siamo un niente ma bacino dei tesori di Dio perché, e questa è la grande e magnifica notizia,  ciascuno di noi porta il sigillo di Dio in quanto abbiamo impresso lo Spirito di Gesù.

Tutto ciò noi lo viviamo nella fede perché in essa siamo e non siamo ciò in cui crediamo che si rivelerà nel suo fulgore quando entreremo definitivamente nel regno di Dio. 

Questa consapevolezza d'essere così vicini al Padre ed al suo investimento d'amore avrebbe il potere di renderci cenere in un solo momento se non fosse che noi siamo sigillati nella carne del Figlio e protetti dalla carne e dallo Spirito di Maria che sono gli unici specchi che possono davvero guidare i nostri passi.

La vita eterna promessa Giovanni la definisce così: "Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesú Cristo che tu hai mandato."  E cosi è inutile immaginarsi il dopo perché già in questa vita conoscendo Gesù abbiamo la vita eterna.

Occorre però intendersi su cosa significhi 'avere' la vita eterna che qui non vuol dire possesso ma piuttosto il viverla come un trovarsela più sul lato dello stupore e della gratitudine che su quello dell'affermazione: nella comunicazione è importante mantenere saldo questo livello per evitare qualsiasi accaparramento del divino e rimanere umili.