mercoledì 23 novembre 2016

Lc 8, 40 – 48  mercoledì 23 Luglio 2016


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Gesù guarisce una donna che perdeva sangue da 12 anni e che nessuno riusciva a guarire. Ci troviamo davanti ad un caso come ve ne sono tanti nella vita umana dove non si riesce ad uscirne. Eppure ci si da  fare con ogni mezzo, con ogni medico, con ogni guaritore ma niente da fare. Gesù dice che la sua fede l’ha salvata ed in questo modo ci fa capire che prima  la sua volontà di guarire non era accompagnata dalla fede e cioè dal ricevere dall’alto la guarigione che cercava. Quando la donna cerca di avvicinarsi a Gesù ed a toccarlo è andata oltre quel suo voler guarire solo con le sue forze. Ha fatto un passo importante, decisivo ma Gesù l’invita a farne un altro, a non nascondersi dietro all’anonimato ed a venir fuori con tutta la sua persona di fronte a chi l’ha guarita. Gesù dunque instaura nel modalità d’essere nel regno non un esserci tra sconosciuti ma tra persone che si conoscono e fanno comunità. E di fatti è davanti a tutti che lei si decide di raccontare la verità sulla sua guarigione. L’intento di Gesù è sempre quello di sottrarci alla massa, all’accadere delle cose per una pressione senza volto. Ricordiamoci dell’episodio della moltiplicazione dei pani in cui divide la folla anonima in gruppi di 50 e cioè in un numero delle persone che si possono guardare in faccia e riconoscersi. La donna perdeva sangue da 12 anni e così anche noi possiamo immedesimarci in questa donna quando, magari non perdendo sangue, ma perdendo energie, occasioni di vita, ci trasciniamo in quella corsa folle in cui crediamo di poterci dare la salvezza con le nostre stesse mani. Rimaniamo infatti vittima di un meccanismo innato in cui la prima cosa da fare è brigare per uscirne e questo potrebbe essere una cosa buona rispetto ad un lasciarsi andare e non far niente, ma c’è presto un punto di svolta in cui andiamo avanti credendo davvero che tutto dipenda da noi. Purtroppo quando si percorre questa strada fino in fondo ci si trova come la donna che perde sangue in una malattia senza uscita. L’emorroissa, come viene chiamata la donna, per fare quello che ha fatto deve aver abbandonato ogni speranza di guarire per mano umana ed è così che Gesù l’ha potuta guarire. La guarigione è sempre frutto di una relazione con Gesù in cui l’uomo si affida ed apre il suo cuore per essere guarito. Di sicuro, e senza mettere limiti alla Provvidenza per le guarigioni fisiche, Gesù guarisce il nostro cuore se glielo affidiamo. Questo è certo:Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.” (Mt 11, 28-30)