giovedì 18 agosto 2022

Mt 20,1-16

Noi umani amiamo tutti la giustizia ed anche chi delinque la ama a modo suo.

La disparità non ci piace e dunque abbiamo sempre attiva un sorta di livellatrice che cerca in ogni modo di appiattire le differenze almeno quelle che ci fanno essere da meno rispetto agli altri.

Se poi ci capita d'essere di più in fondo ne siamo contenti perché non siamo come gli altri.

C'è tuttavia qualcosa che ci livella tutti rendendo giustizia ad ogni sorta di vita che spunta su questa terra ed è la morte.

Qui però ci interessa affrontare il senso buono della giustizia e cioè quel complesso di regole pattuite per cui un comportamento viene ritenuto giusto.

La buona notizia è che nel regno proposto da Gesù la giustizia vi regna perché ad ognuno è dato il suo. Essere dunque nel regno del Padre significa stare in una dimensione in cui non capita mai d'essere giudicati in modo ingiusto.

Tuttavia nel  passo del vangelo in cui viene dato uguale salario anche a chi ha lavorato meno ore il nostro senso di giustizia viene messo a dura prova.

Ecco qui si evidenzia la differenza tra mondo umano e mondo divino perché noi vorremmo essere trattati tutti allo stesso modo e quando vediamo che vi sono preferenze  mormoriamo.

Eppure dobbiamo renderci conto che la dimensione della gratuità esiste e che nulla ci viene tolto quando essa opera.

Il ragionamento del padrone della vigna è ineccepibile perché a chi si lamentava risponde così:

“Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Ecco siamo tutti convocati a prendere atto della dimensione della gratuità e di come essa sia fonte di più vita per tutti.

Mt 20,1-16


Noi umani amiamo tutti la giustizia ed anche chi delinque la ama a modo suo.

La disparità non ci piace e dunque abbiamo sempre attiva un sorta di livellatrice che cerca in ogni modo di appiattire le differenze almeno quelle che ci fanno essere da meno rispetto agli altri.

Se poi ci capita d'essere di più in fondo ne siamo contenti perché non siamo come gli altri.

C'è tuttavia qualcosa che ci livella tutti rendendo giustizia ad ogni sorta di vita che spunta su questa terra ed è la morte.

Qui però ci interessa affrontare il senso buono della giustizia e cioè quel complesso di regole pattuite per cui un comportamento viene ritenuto giusto.

La buona notizia è che nel regno proposto da Gesù la giustizia vi regna perché ad ognuno è dato il suo. Essere dunque nel regno del Padre significa stare in una dimensione in cui non capita mai d'essere giudicati in modo ingiusto.

Tuttavia nel  passo del vangelo in cui viene dato uguale salario anche a chi ha lavorato meno ore il nostro senso di giustizia viene messo a dura prova.

Ecco qui si evidenzia la differenza tra mondo umano e mondo divino perché noi vorremmo essere trattati tutti allo stesso modo e quando vediamo che vi sono preferenze  mormoriamo.

Eppure dobbiamo renderci conto che la dimensione della gratuità esiste e che nulla ci viene tolto quando essa opera.

Il ragionamento del padrone della vigna è ineccepibile perché a chi si lamentava risponde così:

“Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Ecco siamo tutti convocati a prendere atto della dimensione della gratuità e di come essa sia fonte di più vita per tutti.

lunedì 15 agosto 2022

FESTA DELL' ASSUNZIONE



Lc 1, 39-55


Abbiamo la memoria corta e poi siamo così oberati  dalle informazioni che ci arrivano da ogni dove che siamo propensi a scaricarle in un dimenticatoio salvo quelle che ci toccano da vicino

Tuttavia è tale il bailamme informativo che anche le nostre cose ed anche importanti rischiano di rimanere in un fondo opaco e non elaborate.

Il tempo così passa ma rischia di non avere spessore visto che ci pare somigliante con il suo scorrere sempre uguale all'avvicendarsi  del giorno e della notte.

O meglio per non essere eccessivi diciamo  che sì abbiamo anche le nostre piccole o grandi gioie ma in un quadro che rimane  desolante  

E così siamo preoccupati per la cosa pubblica che va sempre peggio, per il disastroso andamento climatico, per  l'energia che costa sempre di più per la guerra in Ucraina, per il fondamentalismo islamico  e così via

Poi siamo delusi per tante speranze che avevano risposto nella scienza ma che vista le nostra attuale situazione non sembrano che sia ad oggi risolutive di tanti nostri problemi.

Dobbiamo prendere atto che non abbiamo una narrazione dei nostri tempi appagante.

Ora vedere la nostra piccola Maria che inanella una dopo l'altra le perle in  un filo di comprensibilità che rende leggibile la storia davvero è un qualcosa che gratifica il cuore e la mente.

' Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre.'

E dunque è come se Maria ci chiedesse di vedere cosa nel nostro tempo ci può far alzare lo sguardo e vederlo nella stessa ottica che lei usò nel saluto ad Elisabetta.

Quali benedizioni possiamo inviare a Dio nostro Signore e Padre?

Anzitutto per averci dato e fatto conoscere suo figlio Gesù grazie al quale i nostri occhi si aprono e possono dare uno sguardo sulla storia

E permettere una narrazione in cui gli eventi possono essere accolti in una chiave di speranza e non solo come un apparire e sparire senza che ne venga inteso ciò che nel loro profondo vogliono dirci.

Maria legge la storia e la rivela in ciò che davvero la sostiene. Maria vuole darci occhi per vedere in modo che la nostra vita non sia vissuta nella dispersione del non senso.

Maria ci indica la via contemplativa dove la realtà viene vista alla luce del Figlio dalla sua nascita, morte e resurrezione.

Non ci resta che esporci e partecipare a questa grandiosa visione per essere orditi nelle sue mani  fosse pure per una sottilissima sfumatura di colore. 

giovedì 11 agosto 2022

Mt 18,21-19,1

L'argomento di questo post è il perdono, l'ingratitudine che diventa odio e la cattiveria ma si astiene dal giudicare chi per salvare la propria vita è costretto ad impossessarsi di ciò che non è suo.

 Siamo abituati fin da piccoli al possesso per cui  ciò che è nostro è nostro e guai a chi si prende ciò che ci appartiene.


Certo  se fossimo abituati fin dalla fanciullezza a dare più attenzione a ciò che ci viene donato forse faremmo meno fatica a distaccarci da ciò che reputiamo nostro.

Questo attaccamento, che crediamo falsamente delimitare la nostra identità personale, ci crea in continuazione molti problemi e li crea pure a livello delle identità nazionali con tutte le pretese e le offese legate ai confini.

Qui non vogliamo schierarci a favore di  utopici 'liberi tutti' a riguardo di ciò che uno legittimamente possiede ma prospettare un quadro più ampio in cui ciò  che ci viene tolto non diventi una sorta di scivolosa e rovinosa frana che ci ferisca e ci getti nel panico.

E questo lungo due direzioni: la prima è che alla fine  ci sono venute meno delle cose mentre per fortuna è rimasta integra tutta la nostra persona con le sue capacità di recupero

La seconda riguarda la ferita che ci viene inferta che se da una parte, come detto, non intacca la nostra capacità di ripresa dall'altra ci carica di odio ch ci ha tolto, nel caso peggiore, anche di che vivere.

Ecco per chi è solo legato alle cose di questo mondo non gli resta che fare come il servo del racconto evangelico che pur avendo avuto condonato il  debito dal suo padrone poi va a strozzare un suo debitore per avere i soldi dati in prestito

Oppure si abbandonerà alla disperazione perché nessuno si muoverà per aiutarlo visto che lui mai dava niente per niente.

Il passo evangelico però è dedicato alla necessità di perdonare addirittura 'sempre' come del resto con noi fa il Padre celeste.

E Gesù aggiunge che il nostro perdono deve essere di cuore ed è qui che nicchiamo come se dicessimo: il troppo è troppo.

Come alzare la nostra asticella per entrare anche stringendo i denti in questa forma divina?

Se ci guardiamo un po' a distanza e consideriamo ciò che ci viene affermato dalle Scritture e cioè che ognuno di noi è stato amato da Dio prima della creazione del mondo allora forse ci farà pietà vedere come un altro essere umano si costringa a rubare distruggendo davanti a sé quella meravigliosa vita che in tempi normali ci permette di avere relazioni con gli altri senza guardarsi le spalle da possibili ritorsioni. 

Se poi guardiamo alla vita di Gesù e di come egli ci abbia amato davvero con il cuore e non per buona educazione (nell'ultima cena Gesù ha dato un boccone a Giuda pur sapendo che lo avrebbe tradito e di più gli ha fatto capire che se il suo intento era di tradirlo che lo facesse pure nella speranza che si sarebbe pentito  come successe a Pietro che ricevette il suo perdono pur avendolo rinnegato) allora potremo capire come il perdono di cuore sia una manna anche per noi...

...nel senso che una volta si ed una volta no abbiamo bisogno d'essere perdonati e di nuovo tirati dentro nella cerchia degli umani.

Che dire?  Ne abbiamo cose su cui riflettere ed educarci perché la vita vera insiste su di noi per  impiantarsi nella nostra esistenza al fine di aprirci verso confini che sembrano 'oltre' l'umano ma in realtà la inverano .

Questa è la buona notizia per uscire dalla gora della vendetta e dare futuro anche a noi stessi ed i nostri cari.


martedì 9 agosto 2022

MT 25, 1-13


Se davvero si vuol raggiungere la meta quando si è in cammino per un lungo viaggio è strategico avere il necessario e non portare pesi eccessivi 

Nel necessario occorre prevedere, a secondo del cammino che si vuol fare, quanto serve per affrontarlo.

Una lampada non può mancare se vogliamo percorrere un sentiero lungo una caverna.

E fin qui possiamo concludere che si tratta di un consiglio saggio di normale amministrazione 

...ma che succede se, nonostante tutte le raccomandazioni, poi la lampada non la portiamo?

O restiamo fuori dalla caverna oppure se gli altri ce lo permettono siamo costretti a seguire le loro orme cercando di intercettare  la luce della loro lampada.

Nel peggiore dei casi ci diranno, come hanno fatto le vergini sagge che attendevano lo sposo, di andare nel più vicino negozio a comprare una lampada.

 Allora l'insegnamento di oggi è  che occorre essere sempre pronti e che cosa vuol dire nel nostro caso?

Avere  un contatto abituale con il signore Gesù e cioè farlo diventare di casa tanto che qualsiasi cosa ci accada sappiamo sempre portarlo alla nostra viva presenza per farci aiutare.

Il nostro olio non è quello che sa risolvere i  problemi tanto che chi più ne ha meglio se la cava, no è altro: 

È  quel quid che mette da parte quel tirarsi indietro, quel mettere il muso, quel non voler accettare aiuto alcuno perchè c'è la dobbiamo  cavare da soli.

Questo quid poi non funziona solo nel caso alla risoluzione delle nostre difficoltà  ma anche in quello in cui l'unica nostra attenzione e desiderio è  di incontrarLo in ciò che ci viene incontro nello scorrere della nostra vita.

lunedì 20 dicembre 2021

Lc 1, 57-66

In quel tempo. Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Uno crede di vivere bene, all'altezza dei tempi, d'essere aggiornato e di sapere  su ogni cosa  dire la propria...

Ma non penserebbe mai che la sua vita in qualche modo sia murata.

A Ballando con le Stelle (perdonatemi l'esempio) alla fine  tutti hanno acquisito  una vista nuova su se stessi:

Il duro impegno e gli aiuti del contesto li hanno aiutati ad abbattere molti dei loro muri difensivi

Tanto che affermano di voler riprendere con nuovo slancio il giro della vita.

Zaccaria  apparteneva alla sacerdotal casta e non era uno qualunque

Avendo  una reputazione buona anche nelle celesti sfere

Tanto che l'angelo gli era apparso annunciandogli  la nascita del figlio,   precursore del Salvatore

Eppure nonostante il suo nome che significa 'Dio si è ricordato' lui se ne scordò e non credette alle parole dell'angelo.

Era sì un credente ma  nella prova  non capì che era il suo momento.

E così capita anche  a noi,  paludati dalla vita,  di trovarci incapaci di un sì liberatore.

Per fortuna che in questa strada del nostro Salvatore il punto non è d'essere perfetti

Che sarebbe una tragedia rincorrere un rigore fine a se stesso impossibile d'arrivo

Ma d'essere come il Padre nostro che non vuole l'osservanza  per legge ma per amore

E così anche i rifiuti a far crollare le muraglie sono sì pagati in qualche modo

Come  successe a Zaccaria  rimanendo muto

Ma alla fine se  rimane della coerenza qualche briciolo 

Tutti sono aiutati a capire quanto si è errato nell'essere così tosti di mente

Da non intendere che tutta la vita nostra vocata è ad abbattere le muraglie del sospetto.

Noi siamo davvero ciechi ed abbiamo bisogno di continuo aiuto
E se non ce ne rendiamo conto perdiamo del tempo il  dono suo prezioso:
Avere ancora tempo per cambiare.

venerdì 17 dicembre 2021

Mt 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe  fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Davanti ad un così grande evento come trovare il modo d'esservi dentro

Oggi che di storie vere o solo inventate  siamo pieni?

La nascita di un tal Bambino che risonanza può avere in noi che siamo così sradicati da  quella storia antica?

La chiave  per entrarvi forse è del Bambino il nome:

'Emmanuele' che significa Dio con noi e che disloca l'attenzione nostra in un sentire altro.

Certo se non c’è un di più che ci faccia intendere davvero come l'amore Dio

Sta prendendo avvio in una forma umana si ammirerà la scena e nulla più.

Intanto noi cristiani possiamo dire al mondo che l'avventura nostra  in solitaria non è 

E se continuiamo a dirlo in ogni salsa non è perché abbiam la fissa del soprannaturale,

Dell'oltre confine ad ogni costo o perché ci gloriamo d'aver Dio dalla parte nostra

Cosa che oggi non si può fare visto  che tutte le appartenenze religiose e non mostrano falle profonde e micidiali

No, è che su questo Pargolo che nasce ci giochiamo la nostra vita

Scusandoci se non lo onoriamo davvero perché in ogni modo  impari siamo

A questo infinito amore che tanto si restrinse nell'umana carne

Da patire fin dall'inizio  accollandosi poi in un ineccepile cammino l'amara sorte della morte.

Entrare nella vita fu per lui entrare nella morte per sfidarla e vincerla 

Visto che noi  di fronte a lei siamo perdenti e  per questo cattivi contro noi stessi ed i fratelli nostri.

Il raggio forte del suo regno trafigge la nostra morte e ci spinge a spargere luce e vita che fu la sua

Ma non come colpo di fionda che impatta e distrugge

Ma al suo modo entrando nella realtà della vita per servire...duro a farsi è vero

Ma qui sta il bello che rendendoci disponibili...impariamo

Quando sorretti dal suo Spirito chiediamo aiuto nei combattimenti nostri.

martedì 14 dicembre 2021

Mt 22, 23-33

In quello stesso giorno vennero dal Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogarono: «Maestro, Mosè disse: “Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello”. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta in moglie». E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!». La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.

In un'edicola abbiamo messo in trono il 'non'

Come idolo di numerosa venerazione se non addirittura di gran adorazione 

E se da una parte, per non metterlo troppo alla gogna, ci fa avvicinare all'obiettivo vero,

Dall'altra quando diventa routine perché si fissa nel non voler capire 

È una immane catastrofe che in gioco mette la vita.

Purtroppo tutto ciò lo vediamo  esemplato in chi non si vaccina senza motivo vero.

La testarda negazione ha radici antiche e lo vediamo anche nella vita di Gesù 

Che non solo mise a tacere questi sadducei che della resurrezione negavano l'esistenza

Ma avendo dato prova del poter far passare da morte a vita una fanciulla e poi l'amico suo più caro

Non fu creduto quando affermava di Dio la potenza

E di come a differenza nostra che viviamo nel regno della morte Egli domina in quello della vita
Dove accoglie coloro che hanno creduto essere la morte solo un passaggio

Per incontrare  Colui che creando per amore li volle con sé in una eterna vita.
Oggi chi crede più nel Dio dei viventi? È forse  retorica la domanda

Ma se fossimo più umani e meno presi dalle lotte per le supremazie nazionali di certo la mano di Dio sarebbe a noi più vicina

E le risposte umane alla domanda se c'è altra vita dopo la morte di molto sarebbe diversa.

Se avessimo nel nostro intelletto più semplice perspicacia  capiremo che l'essere è prima di ogni mancamento
E così che Dio è prima di ogni niente e così è.

domenica 12 dicembre 2021

Mt 21, 33-46
33 

Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.  Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto.  Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”.  Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.  Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato».45 Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46 Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

Costruire sulla sabbia è come perdere soldi e temp

Mentre costruire sulla roccia significa stare saldi e sicuri nelle dimore nostre.

Questa semplice verità è di sapienza universale e buona per impostare una vita sana.

Gesù ci fa intendere ch'egli è come una pietra angolare di quelle che sostengono davvero. 

Ma come si meritò d'essere per noi di così tanto aiuto?

Conosciamo la sua triste sorte e come ancora ci fa dolore vederlo appeso sulla croce.

Fu ucciso come un malfattore ma il modo ch'ebbe nel morire

Fu ed è ancora la pietra d'angolo della nostra vita

Vi sono tanti che non se ne accorgono neppure d'avere a portata di cuore un tale aiuto

E sfangando la vita propria nella melma alfine vi periscono.

Anche questo è un dolore grande veder morire gente che proprio della vita non gl'importa.

Eppure nel disegno del Padre non vi è vendetta tanto che per farcelo capire Gesù pone la domanda:

'Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?»'

E la risposta della giustizia nostra come degli interlocutori suoi fu: ' «Quei malvagi, li farà morire miseramente...'

No, non saranno mai uccisi dal Padre i malvagi nel tempo della loro  vita solo che il suo cono di luce e calore si sposterà altrove. 

Sempre volendo sarà possibile  intercettare la via  per raggiungere quel regno 

Che la divina misericordia in forza di quell'eccesso d'amore del Figlio  dona sempre le sue tracce 

ma se si vuol sostare nel mondo delle tenebre prima o poi sicura sarà la morte.

venerdì 10 dicembre 2021

Mt 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Se ci guardiamo attorno di sicuro troveremo delle menti tanta brillanza

Di quelli che nei discorsi loro dicono di  capire davvero qualcosa di ciò che ci succede

E con perizia sanno mettere i puntini sugli 'i' conservando pure del passato la memoria

Eppure di cotanta intelligenza  noi assistiamo  solo allo spreco

O perchè asservita al duro calle  del guadagnarsi la pagnotta o per ostilità ad un più equo comprendonio.

E questi son coloro che  a gran voce  si freggiano d'essere difensori della giustizia e della libertà. 

E ne vediamo passare tanti davanti ai nostri occhi ma  guardano poco alla morte della gente 

Tanto sono presi dallo spaccare il capello su ragionamenti degni solo di cestino.

Forse in questo bailamme di presenze avranno di sicuro  il loro ruolo per tenere il vessillo del libero pensiero  ed allora così sia

Tuttavia, come stiamo alfine  comprendendo, occorre moderarli con maestria

E strategie difensive come quelle messe in atto da Gesù 

Quando alle domande subdole dei suoi interlocutori condizionava la sua risposta  ad una che poneva loro.

Questo per dire che  se vogliamo percorrere della verità  la via, occorre essere astuti come serpenti e puri come colombe.

Le armi di questi novelli scribi che sembrano parole,  solo giocate nel libero campo delle espressioni di pensiero,

Poi si tramutano in piazze violente ed in vessilli dietro cui si schierano le rabbie inespresse della gente.

E volano così minacce di morte passando dritte dritte in quelle parole profetiche di Gesù

'Elìa  è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto.'

E siccome di Elia e di Giovanni per fortuna qui ne abbiamo  ancora dobbiamo difenderli per via del loro libero, sincero e giusto dire.

Gesù soffrì a causa delle  falsità montate su di lui che alla fine  lo consegnarono alla morte.

Onore dunque a chi professa un giornalismo  esperto e fedele alla verità 

A coloro che la cercano anche sbagliando ma poi si correggono quando nei fatti essa più risplende.