Lc 7, 1-10 mercoledì 20 luglio 2016
[1]Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. [2]Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. [3]Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. [4]Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, [5]perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». [6]Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; [7]per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. [8]Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». [9]All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». [10]E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Il vangelo ci parla della guarigione di un servo che grazie alla
preghiera del suo padrone, un centurione romano, fa dire a Gesù: “Io vi dico
che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». (Lc, 7, 9). Ma
cosa era successo per farLo meravigliare così tanto? Anzitutto l’amore del
centurione verso il suo servo e poi il suo essere convinto che bastasse una parola di Gesù detta a distanza per ottenere
il miracolo. Per capirci qualcosa pensiamo al nostro modo usuale di pensare ad
un miracolo. Noi incorniciamo sempre l’ottenimento di una un miracolo
all’interno di un rituale e cioè della presenza sia del malato che del
guaritore il quale deve fare comunque qualcosa o toccare il malato o
rivolgergli direttamente la parola. Qui non c’è niente di tutto questo perché
il centurione dice a Gesù che può guarire il suo servo a distanza e senza che
venga a casa sua. Da qui capiamo che per Gesù può accadere che il tempo e lo spazio non contino più perché
egli ha il potere di accedere ad un mondo di forze che sono ai suoi comandi e
che operano per Lui, poi che Egli concede la guarigione in forza della fede del
centurione. Ciò significa che per ottenere qualcosa da Dio occorre che chi chiede deve crederci davvero. Ora ci
si potrebbe chiedere come mai un pagano come il centurione potesse avere una
fede così forte ed allora scopriamo che questi era uno che amava il popolo
d’Israele tanto d’avere costruito una sinagoga. Il bene compiuto deve essere
stato il motore da cui deve essere partito tutto. Ciò per noi significa che
qualsiasi uomo, appartenente alle più diverse ideologie e religioni, se opera
il bene questo gli viene iscritto nei cieli e diventa per lui un’occasione in
questo mondo di una crescita e di una apertura di orizzonti sempre più
soddisfacenti per la sua umanità.Questo è il mondo a cui Gesù ci chiama, un mondo in cui l’affidamento
alla sua persona ha il potere di rendere la
vita migliore sotto tutti gli aspetti.