mercoledì 19 ottobre 2016





Lc 7 – 16   Mercoledì 19

Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce


Seguendo la metafora di Gesù ed applicandola al nostro mondo umano capiamo che  la luce di cui parla è quella della verità. E sappiamo che per questa luce, quando attraversa la nostra mente e le nostre viscere, siamo anche disposti a morire piuttosto che rinnegarla. Anzi siamo presi da un bisogno di testimoniarla  agli altri non per allargare la sfera del nostro potere personale quanto piuttosto per una sorgiva naturalezza a somiglianza del fiore  che dona la sua bellezza sbocciando. E tuttavia la luce di questa luce, se vuole calibrarsi con quella di Gesù, deve essere disposta a farsi modellare. Sappiamo infatti che la luce della verità può giocare brutti scherzi in quanto proprio per il sistema molto complicato della nostra mente e del nostro cuore essa può apparire come la vera verità che richiede un assenso così totalizzante da oscurare qualsiasi altro senso di verità. I fondamentalismi di ogni tipo oggi hanno schiere infinite di osservanti. C’è il fondamentalismo di tipo materialistico che non vede oltre il proprio orizzonte attestandosi solo alle cose che può toccare con le proprie mani, c’è quello di coloro che si sono fatti un’idea anche spirituale del proprio essere in questo mondo ma tutto interno alle logiche umane (nascere e morire è un evento naturale ), c’è quello di coloro il cui stare in questo mondo significa solo lottare a beneficio del proprio territorio o della propria religione e così via. Queste luci potenti sono poste oggi sui lucernari del nostro mondo e ne vediamo le infauste conseguenze ogni momento sui mezzi di informazione. La luce di cui parla Gesù è diversa perché non vuole illuminare per costringere ma per  mettere a frutto il bene che ci troviamo in mano che è la nostra stessa vita. Questa luce poi non è qualcosa di astratto ma come dice l’antifona delle lodi di oggi: “Alla tua luce, Signore, vediamo la luce” e cioè alla luce delle parole e della vita di Gesù noi possiamo intendere come fare la verità e come viverla e testimoniarla. Sì, è bene che sia messa la luce sul lucernario perché gli altri possano vederla ma sapete quale è stato il lampadario di Gesù? La sua croce e cioè il vedere fallito sul piano della sua contemporaneità il tentativo di instaurare il regno del Padre. La tentazione vissuta nell’orto degli ulivi è stata quella dell’ascoltare una voce interna che gli diceva: “ A che ti è servita la tua vita, il tuo predicare, il tuo fare miracoli, l’avere avuto dei discepoli, se adesso su tutto ciò cadrà il buio della morte  e cioè del fallimento di tutte le tue iniziative”. Gesù portando avanti la sua testimonianza fino alla fine ha creduto che la luce del suo bene posseduto e donato  e del suo essere unito al Padre non poteva spegnersi e Dio Padre risorgendolo ha confermato ogni raggio di luce proveniente dalla sua esistenza fino al momento del suo morire in croce. Per tornare a noi allora è vero che dobbiamo essere per gli altri luce di questo mondo ma può anche essere che la luce che ci viene chiesta in alcune condizioni sia proprio quella simile alla luce di Gesù irradiata dal lampadario della sua croce: accettazione del fallimento e messa nelle mani del Padre della nostra vita.   Questo modo di intendere la luce cristiana è veramente diversa da qualsiasi altra luce che vuole sempre ed ad ogni costo rimanere sul podio del lucerniere di questo mondo.