Lc 7 – 16 Mercoledì 19
Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone
sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce
Seguendo la
metafora di Gesù ed applicandola al nostro mondo umano capiamo che la luce di cui parla è quella della verità. E
sappiamo che per questa luce, quando attraversa la nostra mente e le nostre
viscere, siamo anche disposti a morire piuttosto che rinnegarla. Anzi siamo
presi da un bisogno di testimoniarla
agli altri non per allargare la sfera del nostro potere personale quanto
piuttosto per una sorgiva naturalezza a somiglianza del fiore che dona la sua bellezza sbocciando. E
tuttavia la luce di questa luce, se vuole calibrarsi con quella di Gesù, deve
essere disposta a farsi modellare. Sappiamo infatti che la luce della verità
può giocare brutti scherzi in quanto proprio per il sistema molto complicato
della nostra mente e del nostro cuore essa può apparire come la vera verità che
richiede un assenso così totalizzante da oscurare qualsiasi altro senso di
verità. I fondamentalismi di ogni tipo oggi hanno schiere infinite di
osservanti. C’è il fondamentalismo di tipo materialistico che non vede oltre il
proprio orizzonte attestandosi solo alle cose che può toccare con le proprie
mani, c’è quello di coloro che si sono fatti un’idea anche spirituale del
proprio essere in questo mondo ma tutto interno alle logiche umane (nascere e
morire è un evento naturale ), c’è quello di coloro il cui stare in questo
mondo significa solo lottare a beneficio del proprio territorio o della propria
religione e così via. Queste luci potenti sono poste oggi sui lucernari del
nostro mondo e ne vediamo le infauste conseguenze ogni momento sui mezzi di
informazione. La luce di cui parla Gesù è
diversa perché non vuole illuminare per costringere ma per mettere a frutto il bene che ci troviamo in
mano che è la nostra stessa vita. Questa luce
poi non è qualcosa di astratto ma come dice l’antifona delle lodi di oggi: “Alla tua luce, Signore, vediamo la luce” e cioè alla luce delle
parole e della vita di Gesù noi possiamo intendere come fare la verità e come
viverla e testimoniarla. Sì, è bene che sia messa la luce
sul lucernario perché gli altri possano vederla ma sapete quale è stato il lampadario
di Gesù? La sua croce e cioè il vedere fallito sul
piano della sua contemporaneità il tentativo di instaurare il regno del Padre. La
tentazione vissuta nell’orto degli ulivi è stata quella dell’ascoltare una voce
interna che gli diceva: “ A che ti è servita la tua vita, il tuo predicare, il
tuo fare miracoli, l’avere avuto dei discepoli, se adesso su tutto ciò cadrà il
buio della morte e cioè del fallimento
di tutte le tue iniziative”. Gesù portando avanti la sua testimonianza fino
alla fine ha creduto che la luce del suo bene posseduto e donato e del suo essere unito al Padre non poteva spegnersi
e Dio Padre risorgendolo ha confermato ogni raggio di luce proveniente dalla
sua esistenza fino al momento del suo morire in croce. Per tornare a noi allora è vero che dobbiamo essere per gli altri
luce di questo mondo ma può anche essere che la luce che ci viene chiesta in
alcune condizioni sia proprio quella simile alla luce di Gesù irradiata dal lampadario
della sua croce: accettazione del fallimento e messa nelle mani del Padre della
nostra vita. Questo modo di intendere la luce cristiana è
veramente diversa da qualsiasi altra luce che vuole sempre ed ad ogni costo
rimanere sul podio del lucerniere di questo mondo.